“In due lettere Messina Denaro ci chiese di fare un attentato al pm Nino Di Matteo perché si era spinto troppo avanti nel processo sulla trattativa Stato-mafia”. L’ha detto in aula il pentito Vito Galatolo. Il piano è del 2012. “L’artificiere non era di Cosa nostra e capimmo che dietro al piano soggetti c’erano estranei alla mafia, apparati dello Stato, come nelle stragi del ’92”. Il magistrato, intervistato da Radio rai, oggi ha detto che la politica non recide i rapporti con Cosa nostra.
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