MAFIA – Giuseppe Quaranta si è pentito, il favarese ha iniziato a collaborare con i Pm della Dda [VD TG]

Una notizia che sta già facendo tremare gli ambienti di Cosa Nostra: Giuseppe Quaranta, esponente della famiglia mafiosa di Favara e per un certo periodo prima di un suo allontanamento considerato il referente di Francesco Fragapane, si è pentito. 

Quaranta, che per anni ha lavorato come motocarrista presso una ditta di Porto Empedocle, ha deciso poco dopo il suo ultimo arresto – nell’ambito dell’operazione “Montagna” – di collaborare con la giustizia. E lo sta facendo rendendo dichiarazioni ai sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia, Claudio Camilleri, Geri Ferrara e Alessia Sinatra.

Il nome di Quaranta, e il ruolo svolto all’interno di Cosa Nostra, sono di primo piano: coinvolto nell’operazione Kronos per una estorsione ai danni di una ditta di Palma di Montechiaro per conto dei clan catanesi successivamente finisce in manette nell’ambito dell’operazione “Proelio” , condotta dalla Dda catanese, che ipotizza contatti tra Cosa Nostra agrigentina e quella ragusana oltre che con le ndrine calabresi. Infine il blitz “Montagna”, eseguito il 22 gennaio scorso: 57 ordinanze di custodia emesse, un mandamento – quello della Montagna – smantellato. E Quaranta, da quanto emerso dalle indagini, prima di essere allontanato ha ricoperto per diverso tempo il ruolo di referente di Francesco Fragapane, considerato al vertice del mandamento stesso.

I boatos, negli ultimi tempi erano divenuti insistenti a tutti a Favara sapevano che con molta probabilità, Quaranta aveva deciso di saltare il fosso. Soprattutto la notizia aveva assunto i contorni della certezza quando ci si è resi conto dell’assenza contemporanea da Favara di tutti i parenti del nuovo pentito.

Il boss ha iniziato a collaborare con i magistrati della Dda di Palermo: Insisto nella volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria e prendo atto degli obblighi e dei doveri che tale scelta comporterà. Faccio ciò per il bene della mia famiglia – ha detto – e mio personale, perchè sono stanco, ho avuto tante delusioni da queste persone Sono deciso a 360 gradi e pronto a riferire di quello che so, che ho sentito dire in giro e di quello che ho fatto. Penso  che a seguito  della  mia  scelta possa  essere esposta a pericolo  la mia famiglia che vi invito a tutelare. Cosa nostra è come un vortice che prima ti fa bello e poi ti risucchia tutto fino a non poterne più uscire”.

Giuseppe Quaranta ha raccontato di essersi occupato nel 2002-2003 della latitanza del capomafia agrigentino Maurizio Di Gati, trovando un casolare adatto a nasconderlo e portandogli il cibo.

Quaranta – ha rivelato ai pm Claudio Camilleri, Calogero Ferrara e Alessia Sinatra ed al capitano dei carabinieri Luca Armao – sarebbe stato ‘combinato’ dal padrino di Santa Elisabetta Francesco Fragapane nel 2010. L’indagato ha ammesso di avere rivestito un ruolo di vertice della famiglia di Favara fino al 2013-2014 e ha parlato di estorsioni a ditte edili, ma anche di extracomunitari, traffico di stupefacenti, droga, armi, omicidi e politici collusi con la mafia.

Proprio questi ultimi argomenti sono stati omissati dagli inquirenti e chiaramente si comprende che sono state avviate indagini delicatissime.

Quaranta ha anche fatto nomi e cognomi di chi, sullo sfondo la supremazia nel traffico di stupefacenti – sta combattendo una guerra cruenta sull’asse Belgio – Favara.

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