MAFIA – Processo “Montagna”: 35 condanne 1 9 assoluzioni
Quattro secoli di carcere per i presunti boss della mafia agrigentina.
La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare di Palermo Marco
Gaeta. Diciassette gli assolti. Una ventina gli assolti. L’accusa era
sostenuta in aula dai pubblici ministeri Calogero Ferrara, Claudio
Camilleri e Alessia Sinatra. Le pene decise sono già ridotte di un terzo
per effetto del rito abbreviato.
L’operazione “Montagna”, il 22 gennaio 2018, ha sgominato le nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento.
A dare un contributo è stato il pentito, ex capomafia di Favara,
Giuseppe Quaranta, condannato a 8 anni con il riconoscimento delle
attenuanti speciali previste dalla legge sui pentiti.
Nell’ambito dell’inchiesta è
stato arrestato e in seguito rinviato a giudizio il sindaco di San
Biagio Platani (Ag), Santo Sabella, accusato di concorso
esterno in associazione mafiosa: avrebbe stretto un patto elettorale con
il boss del paese Giuseppe Nugara, che prevedeva uno scambio di favori.
Il sindaco del Comune, che è stato sciolto dal Consiglio dei ministri,
avrebbe garantito appalti e posti di lavoro per uomini vicini al boss
che in cambio gli avrebbe dato sostegno elettorale per le amministrative
del 2014. Nugara, in questo stralcio, è stato condannato a 19 anni e 4
mesi. La pena più alta, 20 anni, è stata inflitta al presunto capo del
mandamento della “Montagna”, Francesco Fragapane, 39 anni, figlio
dell’ex capo provinciale di Cosa Nostra agrigentina Salvatore.
Diciassette anni sono stati inflitti al presunto boss di Sciacca (Ag)
Salvatore Di Ganci.
Con la scarcerazione, avvenuta nel 2013, di Francesco Fragapane era stato ricostituito lo storico assetto del mandamento di Santa Elisabetta. Francesco
Fragapane ha ricevuto il bastone del comando dal fratello Stefano, che a
sua volta era stato il successore del padre, l’ergastolano Salvatore. Anche
Francesco era già finito nei guai giudiziari. Fino al 10 novembre 2012
era rimasto in carcere. Per tornarci di nuovo nel 2013. Nell’anno di
libertà si sarebbe attorniato di uomini fidati, tra cui il favarese
Quaranta. E così la vita di Quaranta è finita ai raggi x. Partendo da
lui gli investigatori hanno ricostruito l’assetto del mandamento di
Santa Elisabetta, nel quale rientrano i territori di Raffadali, Aragona,
Sant’Angelo Muxaro e San Biagio Platani, e che ha assorbito quello di
Santo Stefano di Quisquina (Santo Stefano di Quisquina, Bivona,
Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini. Un
supermandamento che veniva indicato con il nome “montagna” e che è stato
azzerato grazie al blitz dei carabinieri coordinato dal procuratore
Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido.
Prima di consegnarsi ai carabinieri nel 2013, dopo essersi dato alla latitanza per alcuni mesi, Francesco Fragapane avevano
nominato suo referente Quaranta, mentre Giuseppe Nugara divenne
responsabile della famiglia mafiosa di San Biagio Platani. Per guidare
il mandamento fu scelto il bivonese Giuseppe Luciano Spoto, storicamente
legato ai clan mafiosi.
Il prestigio di Quaranta, però, durò poco. Sul suo
conto iniziarono a circolare cattive notizie: dai soldi che non
arrivavano ai parenti dei Fragapane al mancato pagamento di una ingente
partita di droga acquista a credito alla famiglia mafiosa di San
Cataldo, fino alle dicerie sul suo strano rapporto con la moglie di un
pezzo da novanta della mafia.
Francesco Fragapane decise così di posarlo. Da luglio 2014 Quaranta perse ogni incarico. Quindi, il 24 aprile 2015, Fragapane tornò a casa e si riprese il potere.
Questo l’elenco completo degli imputati e delle pene: Francesco Fragapane (20 anni), Giuseppe
Luciano Spoto (19 anni e 8 mesi), Giuseppe Nugara (19 anni e 4 mesi),
Salvatore Di Gangi (17 anni), Vincenzo Mangiapane cl’55 (16 anni),
Calogero Limblici (16 anni), Antonio Vizzì (14 anni), Vincenzo Cipolla
(14 anni), Massimo Spoto (13 anni e 8 mesi), Giuseppe Vella (12 anni 8
mesi), Antonio Giovanni Maranto (12 anni), Calogero Seidita (11 anni e 4
mesi), Raffaele la Rosa (13 anni e 4 mesi) Salvatore Fragapane (10 anni
e 8 mesi), Angelo Di Giovanni (10 anni e 8 mesi), Luigi Pullara (10
anni e 8 mesi), Antonio Domenico Cordaro (10 anni), Giuseppe Quaranta (8
anni con il riconoscimento delle attenuanti previste per il
collaboratori di giustizia), Daniele Fragapane (6 anni e 8 mesi),
Stefano Valenti (6 anni e 8 mesi), Gerlando Valenti (6 anni e 8 mesi),
Vincenzo Pellitteri (6 anni e 4 mesi), Salvatore Puma (6 anni),
Francesco Giordano (6 anni), Calogero Maglio (4 anni e 8 mesi), Pietro
Paolo Masaracchia (4 anni e 4 mesi), Franco D’Ugo (4 anni e 4 mesi),
Calogero Quaranta (4 anni e 20 giorni), Antonio Licata (4 anni e 20
giorni), Santo Di Dio (4 anni), Carmelo Battaglia (4 anni), Concetto
Errigo (4 anni), Vincenzo Dolce (3 anni), Alessandro Geraci (3 anni),
Francesco Maria Antonio Drago (un anno e 8 mesi).
Questi gli assolti:
Pasquale Fanara, Giovanni Gattuso (i pm avevano chiesto 20 anni, era
difeso dagli avvocati Giovanni Rizzuti, Massimo Solaro e Pasquale
Contorno), Salvatore La Greca, Giacomo Di Dio, Adolfo Albanese, Angelo
Giambrone (avvocati Giovanni Castronovo e Maria Teresa Nascè, Giuseppe
Blando, Roberto Lampasona, Domenico Maniscalco (avvocati Giovanni
Castronovo e Angelo Barone), Vincenzo Mangiapane cl’71 (avvocati
Giovanni Castronovo e Riccardo Pinella), Vincenzo Mangiapane cl’54,
Vincenzo Spoto, Salvatore Pellitteri cl’1992 , Stefano Di Maria,
Vincenzo Valenti, Nazarena Traina, Viviana La Mendola, Pietro Stefano
Reina, Salvatore Vitello.