“Manca ucciso dall’eroina” Dubbi sulla morte dell’urologo

“Attilio Manca è stato ucciso da un’overdose di eroina mista a tranquillanti. Nessun indizio, per quanto labile, suffraga l’ipotesi dell’omicidio di mafia ipotizzata dai familiari. Le indagini sono state complete e minuziose. Non c’è alcun elemento che sia stato trascurato o sottovalutato”.

Così, nel corso di una conferenza stampa, il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti e il pubblico ministero Renzo Petroselli, titolare dell’inchiesta sulla morte dell’urologo siciliano in servizio nell’ospedale cittadino, avvenuta il 11 novembre 2004, hanno rintuzzato punto per punto quanto affermato dalla madre di Attilio, Angela, dal fratello Gianluca e dal loro legale, avvocato Fabio Repici, che a distanza di pochi giorni hanno criticato aspramente l’operato della procura viterbese, intervenendo alle trasmissioni “Servizio Pubblico” di Michele Santoro e “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli.

“Non abbiamo mai scritto o detto – hanno detto i due magistrati – che il dottor Manca si sia suicidato. Sulla base dei riscontri, abbiamo sostenuto che è deceduto per un’overdose di eroina e farmaci. Non è vero che non abbiamo fatto rilevare le  impronte digitali sulle due siringhe trovate nella sua abitazione. Le impronte digitali ci sono, ma su una superficie troppo limitata per risalire a chi le abbia lasciate. Dall’autopsia non è risultato che avesse il setto nasale rotto nè sul cadavere sono stati trovati segni di violenza”.

ARCHIVIAZIONE DI 5 DEI 6 INDAGATI. Ieri la procura della Repubblica di Viterbo ha chiesto l’archiviazione delle posizioni di cinque dei sei indagati nell’ambito del supplemento d’indagini sulla morte di Manca. Si tratta di: Angelo Porcino, Ugo Manca, cugino di Attilio, Salvatore Fugazzotto, Andrea Pirri e Lorenzo Mondello, tutti residenti a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), paese d’origine del medico in servizio nell’ospedale viterbese di Belcolle. Tra i destinatari del provvedimento non compare invece Monica Mileti, residente a Roma.

Quindi, qualora le richieste del Pm venissero accolte dal giudice per le indagini preliminari, resterebbe l’unica indagata per cessione di droga e morte a seguito di cessione di droga. E l’unica che potrebbe essere rinviata a giudizio. La famiglia Manca ha già annunciato che si opporrà all’archiviazione.

IL GIALLO
. Secondo la procura, il medico si sarebbe suicidato iniettandosi una dose letale di eroina e un potentissimo tranquillante. Un’ipotesi, quest’ultima, che la famiglia Manca ha sempre contestato, negando che Attilio facesse uso di droga. La loro tesi, basata su una serie di circostanze mai chiarite, è che sia stato ucciso e che chi lo ha assassinato lo abbia fatto per farlo tacere dopo che era stato obbligato ad assistere il boss Bernardo Provenzano durante una fase della latitanza trascorsa, secondo un pentito, nell’alto Lazio e anche ad accompagnarlo a Marsiglia essere operato di cancro alla prostata. Il giovane medico, infatti, era uno dei pochi in Italia ad eseguire interventi di prostata in laparoscopia.

È la terza volta che la procura viterbese indaga sulla morte di Manca. Nei due precedenti casi, il pm aveva chiesto l’archiviazione. La famiglia si è sempre opposta e il gip ha sempre disposto ulteriori indagini. Quella chiusa ieri, però era limitata alla cessione dell’eroina che ha ucciso il medico. Per la magistratura, quindi, l’ipotesi dell’omicidio di mafia è definitivamente archiviata. Ma la battaglia dei genitori e del fratello di Manca prosegue. “Ci sono troppi lati oscuri che la procura di Viterbo non ha mai chiarito – dicono – a cominciare dalle due iniezioni che Attilio, mancino puro, si sarebbe fatto nel polso sinistro. Inoltre, ci sono le tumefazioni alle mani e ai piedi che fanno ipotizzare che sia stato bloccato. Restiamo convinti che sia stato suicidato”.

FONTE: LA SICILIAWEB

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