Maniaci puntava a diventare deputato. All’amante: “Andiamo a stare a Roma”

Mentre attaccava i politici Pino Maniaci coltivava l’ambizione di diventare deputato. Nel gennaio 2013 erano spuntati manifesti con la sua immagine che ne annunciavano la candidatura al Senato nella lista “Il potere ai cittadini” nata per “mandare tutti a casa”.

Lui aveva smentito e in effetti non si era più candidato. Ma il 5 febbraio 2015 dalla Camera dei deputati, dove si trova, viene intercettato mentre parla con l’amante. È alle prese con due possibili candidature: come sindaco di Partinico oppure come deputato. Una scelta in realtà l’ha già fatta. Punta alla Camera pensando all’indennità di parlamentare.

E all’amica spiega: “Il sindaco è duemila euro al mese, l’onorevole è ventiduemila. Deputato significa che andiamo a stare a Roma e, gioia mia, ventiduemila euro al mese… Il sindaco invece a Partinico si rompe il culo e devi prenderti i cornuti dai cristiani…”.

Da deputato è tutta un’altra vita: “Uno deve salire in auto blu, onorevole, la scorta, l’autista”. 

All’indomani della bufera su di lui il cellulare di Maniaci squilla ma il direttore di Tele Jato non risponde.

Il sito internet della televisione è bloccato, mentre il Tg ieri è andato in onda. “Finalmente è arrivata la vendetta dei poteri forti”, ha detto il conduttore del telegiornale, leggendo il titolo d’apertura.

“Come avete sentito – ha detto – il nostro direttore è stato allontanato dalla provincia di Palermo e di Trapani. Noi continuiamo a fare informazione libera come abbiamo sempre fatto nonostante queste brutte notizie”, ha aggiunto.

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