“Messina Denaro è in Sicilia, ma non comanda più”

“Matteo Messina Denaro per me è in Sicilia o nei dintorni. Io credo, più probabilmente, in Sicilia”. La pensa così il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, intervenuto a “Un giorno da pecora”. Non è lui, però – ha aggiunto – il capo della mafia siciliana: oggi non c’è un capo, la cupola è tutta in carcere. Hanno  cercato di riorganizzarsi ma per due volte siamo riusciti a scongiurare questo pericolo sul nascere”.

Sulle frasi di Grillo sulla mafia Grasso è “d’accordo con Fiorello. Non è vero che la mafia non strangola: strangola molto di più di quanto possa fare Equitalia. La mafia strangola, solo che la gallina non la uccide. Equitalia dovrebbe con equità capire quali sono le situazioni da strangolare e quali quelle da aiutare. Diciamo che da un punto di vista utilitaristico Grillo ha ragione, ma per come vanno realmente le cose, no”.

Quello di Grillo, ha aggiunto Grasso, “è un paradosso e un’esagerazione che serve ad andare sui giornali. Non si può affrontare la mafia senza conoscerla”. E “secondo me da Genova è difficile conoscere la mafia siciliana. Certo ci sono infiltrazioni fuori dalla Sicilia, ma nelle zone d’origine c’è il controllo del territorio”.

“Finché la mafia – ha ricordato Grasso parlando alla trasmissione radiofonica – sarà un fenomeno complesso, cioè un fenomeno anche economico, sociale, politico, sarà difficile sconfiggerla. Quando sarà ridotto a solo fenomeno criminale, allora sarà possibile. C’è un’area grigia che fa la vera forza della mafia, fatta di persone insospettabili: politici, imprenditori”.

Grasso ha citato alcune stime secondo cui “in Sicilia sono 5 mila i soggetti mafiosi, contro 5 milioni di abitanti. Poi c’è tutta quest’area grigia e a quel punto potremmo arrivare a un milione. E gli altri 4 milioni, non sono tutti combattenti: alcuni sono sudditi o sono rassegnati”.

Nonostante questo, secondo il procuratore “oggi lo Stato è più forte della mafia. Negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo sequestrato beni per 40 miliardi e confiscati per oltre 3 miliardi. Considerati i mezzi a disposizione i nostri uomini fanno miracoli. Quello che è importante è che il valore delle cose confiscate sia utilizzato socialmente”.

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