MESSINA – Truffa sui corsi di formazione in manette pure le mogli eccellenti

Un’inchiesta della Procura di Messina sui corsi di formazione professionale della Regione, finanziati anche con fondi dello Stato e dell’Unione europea, è sfociata in una raffica di arresti. La guardia di finanza e la polizia hanno eseguito, su ordine del gip, dieci ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e una misura di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio.

Ai destinatari dei provvedimenti viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate a progetti formativi nell’ambito di progetti approvati dalla Regione e finanziati con denaro proprio, dello Stato e del Fondo sociale europeo. Tra le dieci persone ci sono anche la moglie del deputato del Pd Francantonio Genovese, Chiara Schirò, e quella dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca (Pdl), Daniela D’Urso. Entrambe avrebbero avuto un ruolo in due enti di formazione.

L’inchiesta ruota attorno a tre centri di formazione professionale che operano in provincia di Messina: Lumen, Aram e Ancol. Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di un sistema grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l’attività degli enti.

In particolare gli inquirenti avrebbero accertato prestazioni totalmente simulate e sovrafatturazione delle spese di gestione. Gli arrestati avrebbero gonfiato le fatture del 600% per affitti e in questo modo si accaparravano decine di milioni di euro destinati agli enti della formazione professionale.

“Per le indagini – ha spiegato il procuratore capo di Messina Guido Lo Forte – è stato messo in atto un metodo innovativo usato anche per la criminalità economica in tema di riciclaggio. Siamo così entrati nelle pieghe dei bilanci, che apparentemente erano a posto. L’indagine è partita dai fondi pubblici della Regione, dello Stato e dell’Ue, distratti per fini personali. Erano stati messi in atto una serie di meccanismi per far figurare spese inesistenti o maggiorate con interposizioni di più società”.

Uno dei metodi riguardava gli affitti: una società prendeva in locazione un immobile per una certa cifra e poi lo subaffittava ad altri enti con un sovrapprezzo. Lo stesso veniva fatto per gli acquisti di mobili e per le forniture di servizi.

Grazie a questi artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza dei titolari di alcune società con i quali erano legati da vincoli di parentela o di fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato. I centri in questione, che hanno come scopo l’organizzazione – senza fini di lucro – di corsi formativi, avrebbero così ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti.

Gli arrestati sono Elio Sauta, 52 anni; Graziella Feliciotto, 54 anni; Chiara Schirò, 44 anni; Concetta Cannavò, 54 anni; Natale Lo Presti, 50 anni; Nicola Bartolone, 46 anni; Carmelo Capone, 52 anni; Natale Capone, 48 anni; Giuseppe Caliri, 44 anni; Daniela D’Urso, 44 anni. Cettina Cannavò è l’ex tesoriere provinciale del Pd; Elio Sauta è ex consigliere comunale del Pd, mentre Carmelo Capone è ex assessore della giunta Buzzanca. Il gip Giovanni De Marco ha anche disposto nei confronti di Carlo Isaja, 47 anni, la sospensione per due mesi dall’Ispettorato provinciale del lavoro di Messina.

 

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