Ok al Senato, la manovra è legge

La manovra è legge. Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato sulla legge di bilancio con 173 i voti favorevoli e 108 contrari. Subito dopo l’aula di Palazzo Madama ha dato il via libera definitivo alla manovra con 166 sì, 70 no e 1 astenuto. Archiviato il capitolo, il timing della crisi immaginato da Renzi e Mattarella prevede di«scongelare» le dimissioni del premier e avviare la fase delle consultazioni per la definizione di un nuovo governo. Nessun inciampo, per la maggioranza, nonostante gli avvertimenti di Roberto Formigoni, senatore del Nuovo Centrodestra, che aveva annunciato di essere pronto a non votare la fiducia assicurando che «altri» erano della sua stessa opinione.

Dopo la fiducia, il ddl bilancio è stato approvato senza modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera. In questo senso si era espressa la capigruppo e di conseguenza non sono stati accettati emendamenti. Lega, M5S e Forza Italia avevano chiesto di eliminare dalla legge di Bilancio tutti quei provvedimenti considerati di volta in volta «marchette», «regalie», «finanziamenti di sapore elettorale». E in questo senso si inseriva anche la mossa di centristi come Formigoni e Sacconi – propensi ad intervenire sulla manovra al Senato rimandando alla Camera l’eventuale fiducia, considerando che i termini per l’esercizio provvisorio sarebbero scaduti il 31 dicembre – che tuttavia sono rimasti casi isolati che non hanno in alcun modo scalfito la maggioranza.

Dopo il voto al Senato, i riflettori si spostano sulla sede del Pd al largo del Nazareno dove, alle 17,30, si riunirà la direzione del Pd che dovrà decidere con quale soluzione Renzi si presenterà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

La principale ipotesi in campo sembra quella di un governo istituzionale, di responsabilità nazionale, basata su un largo consenso, che possa innanzitutto cambiare la legge elettorale. L’unica alternativa, secondo il premier Matteo Renzi, sarebbero le elezioni anticipate. Ipotesi però sulla quale scende il gelo dell’ex presidente Napolitano: “Voto subito è tecnicamente incomprensibile”.

Ancora non è chiaro se dopo la direzione Renzi salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni, congelate da lunedì in attesa dell’approvazione della manovra, oppure se prima le ufficializzerà anche a largo del Nazareno. Alcune fonti la danno per certa alle 19 ma la salita al Colle potrebbe essere anche domani. In ogni caso subito dopo partirebbero le consultazioni del capo dello Stato per gestire la crisi. Chiara la richiesta della Lega che minaccia la protesta: “Voto subito o andremo in piazza” scandisce Matteo Salvini.

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