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Omicidio Lorena Quaranta: ergastolo all’ex fidanzato Antonio De Pace

Il movente del femminicidio non è mai stato del tutto chiaro.

I giudici della Corte di Assise di Appello di Messina, confermando il verdetto di primo grado, hanno condannato al carcere a vita Antonio De Pace, l’infermiere calabrese che la notte del 31 marzo ha ucciso Lorena Quaranta, aspirante medico di Favara. La Corte ha accolto pienamente le richieste delle parti civili, in primis quelle dei familiari della giovane ragazza rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba. La procura generale, a margine della requisitoria, aveva chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche nei confronti di De Pace, reo confesso, aprendo uno spiraglio alla possibile revoca dell’ergastolo. La Corte di Appello ha rigettato la richiesta e ha inflitto all’imputato il massimo della pena. La Corte di Appello ha disposto altresì il risarcimento in favore delle parti civili.Il movente del femminicidio non è mai stato del tutto chiaro. L’infermiere calabrese ha infatti sostenuto, almeno nelle prime fasi delle indagini, di avere ucciso la giovane fidanzata perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua.

Una circostanza poco credibile e smentita immediatamente grazie ai successivi esami effettuati. La Procura di Messina, inoltre, ha contestato l’aggravante della premeditazione a De Pace sostenendo l’ipotesi che il delitto fosse stato ideato e pianificato in base al fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti. Questa circostanza, però, è stata esclusa dai giudici di primo grado. 

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