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 Operazione antimafia: arrestati i boss di Lucca, Burgio e Ribera. Tra i coinvolti un consigliere comunale [VIDEO]

Sette arresti, documentate ingerenze nella realizzazione della rete fognaria e dei lavori in alcune strade provinciali

Controllo degli appalti e del territorio e “forza” dei clan sempre in grado di condizionare le amministrazioni pubbliche. C’è anche questo nel blitz messo a segno dai carabinieri del comando provinciale di Agrigento, che con il supporto dei colleghi dei comandi provinciali di Caltanissetta e Reggio Calabria, dello Squadrone eliportato Cacciatori “Sicilia”, del Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi, del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo e delle Squadre Operative di Supporto del 12° Reggimento Carabinieri “Sicilia”, tra Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula, Mazzarino e Marina di Gioiosa Jonica hanno notificato un’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Dda palermitana a sette persone (quattro in carcere, 2 ai domiciliari e 1 obbligo di dimora), tutti accusati, a vario titolo, di essere esponenti di “cosa nostra” e, in particolare, del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera.

In manette sono finiti Salvatore Imbornone di 64 anni di Lucca Sicula, ritenuto il reggente del mandamento mafioso di Lucca Sicula e Ribera (in carcere), Giovanni Derelitto, di 74 anni di Burgio, ritenuto il capo della locale famiglia mafiosa (ai domiciliari); Francesco Caramazza 51 anni di Favara imprenditore e ritenuto un esponente della locale famiglia mafiosa (in carcere), Antonino Perricone di 53 anni di Villafranca Sicula (in carcere), Alberto Provenzano di 59 anni di Burgio (in carcere), Giuseppe Maurello di 54 anni di Lucca Sicula (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e posto ai domiciliari) e Gabriele Mirabella di 38 anni di Lucca Sicula (accusato di favoreggiamento e al quale è stata notificata la misura dell’obbligo di dimora), consigliere comunale ed ex candidato sindaco.

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento hanno preso il via dopo l’omicidio di Vincenzo Corvo avvenuto nell’aprile del 2020 e per il quale non sono stati ancora individuati gli esecutori materiali. Ma le indagini hanno consentito di evidenziare la piena operatività del clan, documentando numerose riunioni finalizzate ad acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti, intervenendo sulle amministrazioni locali.

Imbornone era il boss di Lucca e Ribera e impartiva ordini per acquisire la gestione o comunque del controllo delle attività economiche imprenditoriali e degli appalti pubblici e teneva i rapporti con esponenti di altre province mafiose, in particolare con esponenti di rilievo di “cosa nostra” di Palermo competenti, per ragioni di territorio, a intervenire per la risoluzione di una controversia che interessava Giovanni Derelitto. Imbornone era l’uomo – secondo i pm – che si occupava di infiltrare le istituzioni attraverso contatti con esponenti delle amministrazioni locali. E’ stata ad esempio documentata l’ingerenza dei clan in merito al completamento della rete fognaria di Ribera affidata ad una ditta di Favara con il coinvolgimento di Francesco Caramazza. Documentate ingerenze anche in merito ai lavori di manutenzione della SP 32, ai lavori urgenti sulla strada di collegamento Bivio Imperatore – Ponte Pedano e ai lavori lungo il tratto stradale della SP 47, localizzati nei territori di Villafranca Sicula, Ribera, Lucca Sicula e Burgio.

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