OPERAZIONE APOCALISSE – Risvolti e sviluppi, i danneggiamenti subito dall’imprenditore Sanfratello ribellatosi al pizzo

Si era esposto in prima persona. Il reggente della famiglia di Partanna Mondello non aveva cercato nessuno per fare “il lavoro sporco”. Gli erano bastati due complici per organizzare un’intimidazione ad hoc nei confronti di chi non voleva abbassare la testa alla richiesta del pizzo. Il boss Tommaso Contino, con Salvatore D’Urso ed Antonino Spina, la sera del 6 maggio del 2012 era salito a bordo di un’auto. La direzione era quella di via Spinasanta, dove si trova uno degli ingressi del cantiere in cui sono in corso i lavori per la realizzazione di tredici sale cinematografiche.
Si trattava dell’ex stabilimento Coca Cola, a Partanna Mondello: la cosca non voleva lasciarsi scappare la possibilità di rimpinguare le proprie casse con una nuova eventuale estorsione. E il rifiuto del titolare della ditta che si occupa dei lavori, non era stato “gradito”. Contino aveva quindi optato per il danneggiamento, doveva lanciare un segnale: Giorlando Giuseppe e Carmelo Farnese, sotto le sue direttive, non erano riusciti nell’intento estorsivo ed era giunta l’ora di passare alle maniere forti. Cosa nostra doveva fare sentire comunque la sua presenza. I tre – come hanno svelato le immagini del circuito di telesorveglianza del cantiere  – sono così arrivati davanti al cancello intorno alle 19.
Alcuni giorni prima avevano effettuato un primo sopralluogo tra via Spinasanta e via Nicoletti, dopo il quale avevano deciso come agire. Hanno così scavalcato, ma si sono accorti che non avevano portato i guanti, per evitare di lasciare tracce. In più, uno di loro poteva essere riconoscibile.

I due avevano fiutato la presenza di alcuni cani da guardia, che avrebbero reso più difficoltosa la loro operazione.

Le immagini hanno così immortalato i tre mentre salivano a bordo di mezzi meccanici della ditta “Tecnoscavi”, incaricata dall’imprenditore Francesco Sanfratello per l’esecuzione dei lavori. Mezzi che sono stati danneggiati in pochi minuti. Subito dopo, forse per un rumore sospetto, i tre si danno alla fuga.

i mezzi meccanici gravemente danneggiati: erano stati ridotti in frantumi i vetri di una pala meccanica e le leve di comando di un escavatore erano state manomesse. A denunciare i danneggiamenti fu il titolare della ditta incaricata da Sanfratello. Il capo cantiere della Tacnoscavi confermò alla polizia l’impossibilità di utilizzare di mezzi e parlò di un precedente contatto con Giorlando, che aveva cercato un primo approccio per una richiesta estorsiva:

Insomma, oltre alla “messa a posto”, nel cantiere in cui era all’opera la ditta incaricata da Sanfratello, stavano per essere imposti dei lavoratori. Ma la “chiusura” di fronte alle richieste degli uomini di Contino, era sfociata ben presto nel danneggiamento. L’imprenditore spiegò così alla polizia che intorno al cantiere non c’era vigilanza, ma che il circuito di videosorveglianza aveva ripreso tutto. E sono state proprio quelle immagini, a rappresentare uno dei punti cardini delle indagini sul giro di estorsioni della famiglia di Partanna Mondello, nal maxi mandamento azzerato durante l’operazione “Apocalisse”. Una denuncia che ha squarciato il muro di silenzio tra le trentaquattro estorsioni – comprese le ventuno tentate – venute a galla nel corso delle indagini coordinate dal pool di magistrati che hanno emesso 95 ordinanze di custodia cautelare.
E d’altronde, Francesco Sanfratello aveva già raccontato ai poliziotti della squadra mobile  dieci anni di estorsioni, di cui era stato vittima da parte del clan di Palermo Centro.

 

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