OPERAZIONE “SHANGHAI MONEY” : Scoperta banda di falsari: 12 arresti [VIDEO]

Controlliamoci le tasche. Le monete che conserviamo nei pantaloni potrebbero essere fasulle. Siamo di fronte ad una delle più lucrose falsificazioni ‘made in China’ mai scoperte finora. Stavolta non si parla di giocattoli o capi di abbigliamento, ma di tonnellate di pezzi da uno e due euro spacciati in giro per l’Italia. I cinesi si sono spinti oltre il limite: perché taroccare la merce da vendere quando si possono fabbricare direttamente i soldi?

L’operazione denominata Shanghai Money scompagina un’associazione criminale che si occupava dell’approvvigionamento e della distribuzione dei soldi stampati in una zecca clandestina operativa nella Repubblica popolare cinese.

I carabinieri della compagnia di Palermo Piazza Verdi e della Sezione antifalsificazione monetaria di Roma hanno arrestato dodici persone, fra il capoluogo siciliano, Napoli, Salerno e Cosenza. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Leonardo Agueci e Dino Petralia e dai sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, è partita dal ritrovamento di alcune monete taroccate a Palermo. Mentre cercavano gli assassini di Massimo Pandolfo, l’imprenditore massacrato a coltellate nella zona del Teatro del Sole di Palermo e invischiato in un giro di prostituzione minorile, i militari scoprirono che uno dei ragazzini era stato pagato con monete false da un cliente straniero.
Un primo passo che ha portato i militari, nei mesi scorsi, ad intercettare e sequestrare nel porto di Napoli un container contenente 306.000 monete per un importo complessivo di 556.000 euro. Probabilmente era l’ultimo di una serie di spedizioni partite da Shanghai. Impossibile, per stessa ammissione degli investigatori, stabilire l’esatta quantità di soldi falsi messi in circolazione. Probabilmente si tratta di milioni di euro.
Gli arrestati a Palermo sono quattro. Una coppia di ghanesi che risiede in città, dove gestiscono un piccolo market, e due palermitani: uno lavora nei mercatini rionali e l’altro fa l’autotrasportatore.
È la prima volta che ci si imbatte in Italia nella falsificazione in larga scala di monete piuttosto che di banconote. I casi più eclatanti erano stati smascherati in Belgio e Lussemburgo. Una soluzione geniale per evitare di dare nell’occhio. Difficile che il cittadino si concentri sugli spiccioli. Poi, nel caso specifico, era davvero impossibile riconoscere gli euro falsi ad occhio nudo. Per stessa ammissione degli esperti della Banca d’Italia ci troviamo di fronte a contraffazioni che rasentano la perfezione. I cinesi si sono superati.

L’indagine ha permesso di ritenere che il ghanese Seidu Abdulai, 45 anni, fosse il punto di riferimento in Palermo per l’approvvigionamento e lo smercio di monete contraffatte. Il “leader” dell’associazione individuata, secondo le indagini dei carabinieri, coordinate dal Procuratore Aggiunto Bernardo Petralia, e dei Sostituti Procuratori Calogero Ferrara e Claudio Camilleri è Yong Zhuangxiao, che si trova nella Repubblica Popolare Cinese che, mantenendo contatti diretti con la zecca clandestina, anch’essa in Cina. Le monete arrivavano in Italia con alcuni corrieri Huang Zhongming, Ren Yuping, Huang Yunrui, Huang Hanxia, Dino Stancato, Antonietta Merolla e Vincenzo Verdoliva, tutti residenti in Campania. Insieme a loro la base palermitana è costituita da Seidu Abdulai, Sarah Idehen Oduwa, Gaetano Di Maria, Giovan Battista Filippone.

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