PALERMO – C’è un nuovo pentito è un killer di Cosa Nostra

C’è un nuovo pentito di mafia. Da qualche mese in gran segreto Emanuele Cecala, killer di Bagheria, collabora con i magistrati di Palermo.

Lo scorso marzo è diventata definitiva la sua condanna a 30 anni per Antonio Canu, ucciso a colpi di pistola il 27 gennaio 2006 e ritrovato cadavere nelle campagne di contrada Minnulidda, fra Sciara e Caccamo.

La mafia saldò il conto con Canu il ribelle, un conto aperto sette anni prima. I boss avevano cercato di ucciderlo simulando un incidente stradale. Da allora, Canu iniziò ad essere “un morto che cammina”, come lo definì il collaboratore di giustizia Nino Giufrrè, padrino di Caccamo e braccio destro di Bernardo Provenzano. Perché il “Tribunale di Cosa nostra” l’aveva giudicato colpevole di organizzare furti senza autorizzazione. Per anni del delitto nulla si è saputo. Almeno fino a quando non ha iniziato a collaborare con la giustizia Sergio Flamia, mafioso di Bagheria che ha tirato in ballo Michele Modica ed Emanuele Cecala.

Non si diventa killer di mafia per caso. Cecala può conoscere tanti segreti in una zona della provincia di Palermo dove negli ultimi decenni sono stati commessi molti omicidi, di cui alcuni irrisolti. Omicidi e non solo: il primo verbale di Cecala è stato depositato al Tribunale del Riesame nell’ambito delle indagini sui buttafuori controllati da Cosa Nostra. Tra gli arrestati dello scorso settembre c’era anche Massimo Mulè, scarcerato perché è caduta l’accusa che sia il capo della famiglia mafiosa di Ballarò. Alcuni degli arrestati gravitavano negli ambienti criminali di Bagheria. Da qui le conoscenze dirette di Cecala che si incrociano con quelle di altri pentiti: i Lombardo, padre e figlio, Salvatore Lo Piparo, Sergio Flamia e Filippo Bisconti.

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