PALERMO – Falcone, la memoria 20 anni dopo con studenti da tutta Italia [FOTO]

Sono trascorsi vent’anni, due decenni, da quel 23 maggio 1992, quando alle 16.58, un’esplosione innescata da oltre mezza tonnellata di tritolo sotto l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, all’altezza del piccolo comune di Capaci, provocò un tuono il cui eco continua ancora oggi ad attraversare le memorie di un Paese che da quel giorno non è più lo stesso.

Quella voragine di trenta metri non uccise soltanto il giudice antimafia e la moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, ma aprì soprattutto uno squarcio nelle coscienze ferite degli italiani, che in quel pomeriggio di primavera impararono a familiarizzare con la spietata strategia del terrore, che sarebbe durata oltre un anno, adottata dalla mafia per colpire al cuore le istituzioni con l’obiettivo di minarne la sovranità.

Il 23 maggio 1992 è una delle tante date dei grandi misteri italiani: la mafia, si iscrisse  definitivamente tra le organizzazioni terroristiche e politiche del nostro paese.

Terroristiche, perché inquietò il mondo intero, dando un segno di incontrastata potenza a uno Stato incapace di reagire, se non del tutto imbelle. Ma si presentò pure come organizzazione capace di fare politica col tritolo. E come tutte le organizzazioni terroristiche  e politiche, forse  non agì da sola. O interviene per conto terzi.

Il 23 maggio 1992 è per noi quel che l’11 settembre 2011 fu poi per gli Stati Uniti e per il mondo intero. E nel giorno del ricordo, Palermo è stata invasa da decine di migliaia di studenti da tutta Italia con l’arrivo delle navi della legalità salpate da Civitavecchia e da Napoli con a bordo 2.600 di 160 scuole di tutta Italia. Sulla nave partita da Civitavecchia hanno viaggiato anche il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, mentre a Napoli si sono imbarcati i sottosegretari del Miur Marco Rossi Doria e Elena Ugolini, e il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. Tra gli studenti, anche quelli dell’istituto “Francesca Morvillo Falcone” di Brindisi, dove sabato scorso è rimasta uccisa la sedicenne Melissa in un attentato.
Festa al porto con palloncini, striscioni e ombrelli colorati. Sul palco allestito dalla Fondazione Falcone, anche Maria Falcone, Giuseppe Ayala, Leonardo Guarnotta. È un tripudio di studenti e giovani di varie associazioni che cantano e scandiscono lo slogan “lezione di vita, lezioni di coraggio, questo è per noi il 23 maggio”. Al porto anche la fanfara del dodicesimo battaglione carabinieri Sicilia. “Non c’é alcuna ragione di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità. L’unica ragion di Stato è la verità”. L’ha detto il premier Mario Monti intervenendo alla cerimonia nel giardino della memoria delle vittime di mafia, riferendosi alle indagini sulle stragi di Capaci e di via d’Amelio.  “Deve esserci un impegno sempre più forte nella selezione dei rappresentanti da eleggere ai vari livelli di governo. Gli apparati dello Stato devono essere sempre lontani dal sospetto di legami di prossimità con le organizzazioni mafiose”, ha aggiunto. “Il parlamento ha recentemente varato una prima riorganizzazione della normativa antimafia, ma é un lavoro che non si è completato. Su alcuni punti c’é l’impegno del governo ed è in stato avanzato”. Prima di lasciare il Giardino della Memoria di Ciaculli e dirigersi nell’aula bunker dell’Ucciardone, il premier Mario Monti ha scoperto una lapide di marmo nera con impressi i nomi di oltre 200 vittime della mafia. Alla cerimonia organizzata dall’Associazione nazionale magistrati e dall’Unione cronisti hanno assistito diversi familiari di vittime.

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