PALERMO – I nuovi assetti della famiglia mafiosa del Borgo Vecchio: 17 arresti

Un altro colpo assestato dai carabinieri al mandamento di Borgo Vecchio, l’ennesimo degli ultimi anni, con gli assetti in continua evoluzione e l’ombra delle estorsioni, che continua ad essere una delle principali fonti di sostentamento per le famiglie di Cosa Nostra. Con commercianti ed imprenditori stanchi di subire, che hanno deciso di ribellarsi e raccontare tutto agli investigatori.  Gli uomini del nucleo investigativo di Palermo, su delega della Procura distrettuale, stanno eseguendo un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del tribunale del capoluogo nei confronti di 17 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.

L’attività d’indagine rappresenta la prosecuzione di altre operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, quali Pedro (luglio 2011), Hybris (dicembre 2011), Panta Rei 1 e 2 (dicembre 2015 e novembre 2016), ed ha permesso la disarticolazione dell’attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio/video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del predetto sodalizio criminoso.

Nel 2015, certi di essere arrestati a causa della collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, prendevano le “dovute precauzioni” ottenendo il consenso dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova affinché il loro successore fosse già individuato in Elio Ganci, scarcerato nel novembre di quell’anno dopo aver scontato una condanna per varie estorsioni

Fabio Bonanno,  Salvatore D’Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarota, si occupavano, insieme ad altri detenuti, del sostentamento economico ai familiari dei detenuti, le attività estorsive ed il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza: tutte attività necessarie a trarre illeciti profitti e ad avere il capillare controllo della zona.

Dalle indagini è emerso inoltre che proprio l’estorsione, purtroppo, continua ad essere una forma di sostentamento primario per il “sodalizio” criminale: mediante il rinvenimento di un “libro mastro” e l’acquisizione autonoma di numerosi elementi sono state ricostruire 14 storie di estorsioni ai danni di imprenditori e di commercianti della zona di riferimento, costretti al versamento alla mafia di somme di denaro per evitare ritorsioni che, in qualche circostanza, sono avvenute e sono state puntualmente documentate. Storie e vicende confermate dagli stessi commercianti ed imprenditori, che hanno trovato il coraggio di ribellarsi e denunciare.

Sono state sequestrate anche diverse attività commerciali riconducibili a cosa nostra, intestate a prestanome ed avviate, in diversi punti della città, mediante il riciclaggio di questi illeciti. In più, le risultanze investigative rilevavano le responsabilità degli autori di una sparatoria avvenuta la sera del 4 marzo 2015, nella piazza centrale del quartiere di Borgo Vecchio, tra i Tantillo ed i componenti della famiglia di Francesco Russo che, dal 2006 al 2008, aveva retto quell’articolazione mafiosa e intendeva, di fatto, riprenderne le redini.

Nella circostanza le due fazioni si “sfidarono” a colpi di pistola: la gravità ed il clamore pubblico suscitato dalla vicenda avrebbe definitivamente convinto Paolo Calcagno (reggente pro tempore del mandamento mafioso di Porta Nuova, attualmente detenuto) ed altri esponenti apicali del sodalizio mafioso ad intervenire immediatamente nei confronti di Francesco Russo, dicendogli che sarebbe stato allontanato dal quartiere qualora non avesse rispettato le gerarchie dell’epoca.

Infine sono stati individuati gli autori di una rapina avvenuta, la sera del 26 giugno 2011, all’interno di un’abitazione del quartiere Borgo Vecchio, in cui una vittima veniva ferita mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco: la commissione di quel reato non era stata autorizzata e, quindi, i responsabili erano stati poi aggrediti fisicamente dagli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e dagli stessi vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

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