PALERMO – “I soldi per appalti e servizi nei conti privati”, arrestati dipendenti regionali e imprenditori [FOTO]

Tredici dipendenti della Regione e due imprenditori. Tutti agli arresti domiciliari. I soldi per le forniture pagate dalla pubblica amministrazione finivano nei conti correnti personali degli impiegati. In tutto finora sono state smascherate operazioni per 500 mila euro. E poi c’è il capitolo straordinari con gli impiegati, molti dei quali in servizio all’assessorato alla Formazione professionale, che avrebbero dichiarato di essere rimasti in servizio oltre l’orario di lavoro. Quando, invece secondo l’accusa erano già a casa. E gonfiavano le buste paga. Nell’elenco degli arrestati figurano, tra gli altri, Concetta Cimino, dirigente regionale, e il funzionario direttivo Emanuele Currao.

L’operazione è dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo, guidati dal colonnello Pierangelo Iannotti, che hanno eseguito le misure cautelari. Le accuse sono peculato, truffa aggravata nei confronti dello Stato, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica.

Le indagini, nate dalla denuncia dell’ex dirigente generale della Formazione, Ludovico Albert, e dell’attuale dirigente del dipartimento Affari generali, Marcello Maisano, sono state eseguite dai carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica e hanno consentito di riscontrare il meccanismo illecito. Un meccanismo su cui aveva già messo gli occhi la Procura regionale della Corte dei conti che ha già citato alcuni dipendenti a giudizio. Che ci fosse qualcosa di illecito sotto si era intuito alcuni mesi fa, quando Emanuele Currao, funzionario dell’area Affari generali del dipartimento dell’Istruzione e della formazione professionale della Regione, era stato raggiunto da un provvedimento di sequestro. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo gli avevano tolto quasi settanta mila euro. Tecnicamente si chiama sequestro conservativo. In pratica, i finanzieri mettono i soldi da parte in attesa che la vicenda giudiziaria si concluda. Secondo l’accusa, Currao avrebbe gonfiato il suo conto corrente personale con 85 mila euro della Regione che in realtà sarebbero dovuti servire per pagare alcuni fornitori. Non solo: Currao entrava nel sistema informatico per disporre i mandati di pagamento con la password della dirigente Maria Concetta Cimino, ma lo avrebbe fatto in un periodo in cui in ufficio non doveva proprio metterci piede. Il funzionario, infatti, era stato sospeso per sei mesi. Un provvedimento disciplinare deciso per via del suo coinvolgimento in un’inchiesta penale.

I fatti contestati alle persone finite oggi ai domiciliari – l’inchiesta e’ coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Alessandro Picchi – sono stati tutti commessi fra il 2009 e il 2011. Riguardano i pagamenti destinati a imprese e professionisti a cui non sono state saldate le fatture. Insomma, soldi dovuti, ma mai pagati. Il meccanismo e’ andato avanti per anni fino a quando sono intervenuti i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura.

Questi gli arrestati, in tutto 15: il dirigente regionale Concetta Cimino e il funzionario direttivo Emanuele Currao; Un altro funzionario direttivo, Marco Inzerillo; il cassiere regionale Gualtiero Curatolo; gli istruttori direttivi Maria Concetta Rizzo, Maria Antonella Cavalieri, Federico Bartolotta e Giuseppina Bonfardeci; i collaboratori regionali Vito Di Pietra, Giampiero Spallino, Carmelo Zannelli e Marcella Gazzelli; il funzionario Michele Ducato e gli imprenditori Mario Avara, di Palermo, e Antonio Amedeo Filingeri, di Borgetto.

(LA POSIZIONE DI CARMELO ZANNELLI E’ STATA ARCHIVIATA “ESTRANEO AI FATTI”)

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