PALERMO – “Quotiamo la mafia in borsa” Grillo infiamma lo #Sfiduciaday

Tutti in piazza per raccogliere le firme e per dare una spallata al governo Crocetta. E’ il giorno dello “Sfiducia day”, cittadini, attivisti e simpatizzanti del Movimento 5 Stelle si sono dati appuntamento, simbolicamente sotto palazzo dei Normanni. “Il palco è in piazza, ma il vero teatro è dentro quelle stanze” tuona il deputato Gianina Ciancio. L’iniziativa puntava a radunare i siciliani scontenti del governo della Regione e a raccogliere sottoscrizioni “per irrobustire simbolicamente la mozione di sfiducia già presentata all’Ars dai deputati del movimento”.

La giornata di mobilitazione, trasmessa rigorosamente in streaming, è cominciata intorno alle 16, con i saluti d’apertura dell’ex capogruppo Ars Francesco Cappello. Sul palco si sono alternati tutti i rappresentati del M5s a tutti i livelli istituzionali nazionali, regionali ed europei eletti in Sicilia, oltre ai due sindaci cinquestelle di Bagheria e Ragusa  Corrao, Piccitto e Cinque, Nuti e Villarosa, Catalfo e Santangelo, Trizzino, Zafarana, Giancarlo Cancelleri). Con il sostegno di Paola Taverna, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Nicola Morra. In mezzo agli interventi tanta musica con gli Skitzomovimento, i Brigantini, i Vallanzaska, i Quattro soldi band e, infine, I Meganoidi. “Partecipare è l’unica cosa che resta a noi cittadini – dicono i grillini siciliani – e dobbiamo esserci tutti, perché altrimenti, nessuno lo farà al posto nostro”.

Il momento clou è stato alle 20.30 con il leader del Movimento, Beppe Grillo. “Voi e la Sardegna avete le pene più pesanti del Paese. Ma avete tutto e il contrario di tutto, siete ricchi e allo stesso tempo disperati: autonomi ma dipendenti, avete il mare e le trivelle. La Sicilia è un far west”. 

Il guru entra subito a gamba tesa sulle istituzioni: “La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell’acido. Non c’è differenza tra un uomo d’affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no. Che cos’è un’associazione a delinquere? Da chi è formata? Ve lo dico io: un uomo d’affari, un politico, un banchiere, un notaio, un commercialista, un poliziotto e un magistrato. A volto nell’associazione a delinquere non c’è più nemmeno il deliquente. Sono peggio questi galantuomini di quelli che rubano”.

E nel suo intervento dal palco di Palermo c’è anche una “giustificazione” al voto di scambio: “In Sicilia siete sempre stati un bacino di voti da Andreotti a Lima, fino ai 61 seggi a 0 in favore di Berlusconi. Ma vi capisco, maledetti: io lo metterei all’asta il voto anche per 92 euro da scaricare sulle tasse. Prima eravate interessanti perché c’era lo scambio del voto con il lavoro ma ormai il lavoro non c’è più…”.

“La mafia è emigrata dalla Sicilia, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto”. E ancora: “Bisognerebbe quotare la mafia in Borsa e se si investe si guadagnerebbe sui ricavi”. E poi ha aggiunto rivolgendosi al pubblico sorride dicendo: “Non dovrei dire queste cose, vedete domani i giornali titoleranno che Grillo inneggia alla mafia”. Parole che assumono un significato importante nel giorno in cui chiudono a Roma gli Stati generali dell’Antimafia e due giorni prima della deposizione del Capo dello Stato per l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Una provocazione choc da Palermo quasi a voler sfilare la prima pagina alla Leopolda del premier Matteo Renzi.

Nel suo intervento, durato poco più di mezz’ora, Grillo rilancia i suoi refrane: l’ostilità contro il capo dello Stato (“A Riina e Bagarella hanno impedito di andare al Colle (per la deposizione di Napolitano ndr) ma per proteggerli: hanno già avuto il 41 bis, un Napolitano bis sarebbe stato troppo…) e l’ipotesi di abbandonare la moneta unica europea per rilanciare le esportazioni dell’Italia. Snocciola numeri e dati sui tassi di occupazione generale e giovanile, sull’incidenza dei prodotti siciliani sul ercato globale e sulle iniziative per il lavoro, criticando anche il governo Renzi. “Il Jobs act è una idea tedesca fantastica, prendere una persone e dividerla per tre: l’occupazione aumenta e le ore lavorative sono sempre le stesse. In Germania il Jobs act ha fallito e lo hanno rifilato all’Italia”. Infine l’attacco a Crocetta: “Firmate contro questo, che non si capisce più nemmeno cosa sia, sotto ogni punto di vista”.

Le parole di Grillo hanno suscitato immediatamente l’indignazione del presidente dell’Udc, il siciliano Giampiero D’Alia: “Le sue sono dichiarazioni deliranti che si commentano da sole”. Ma non è che per caso, “sta chiedendo con modo antico i voti a Cosa Nostra?”. Duro anche il commento del vicepresidente dei senatori Pd Claudio Martini: “Basta offendere le istituzioni, Grillo vaneggia”. Ma “lasceremmo volentieri Grillo ai suoi vaneggiamenti – aggiunge – se non fosse che non possiamo accettare le continue offese alle istituzioni e al Capo dello Stato. Mi auguro che la consapevolezza che si sta facendo avanti in molti degli eletti del M5s diventi sempre più lucida: non si può accettare che in un momento di difficoltà del paese ci sia qualcuno che pensa solo a insultare chi, in questi anni, ha garantito la tenuta del nostro Paese”.

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