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PALERMO – Traffico di rame e rifiuti speciali, tra i 9 arrestati anche un ravanusano [VIDEO]

Nel traffico di rame e rifiuti speciali, anche radioattivi, scoperti dalla Polizia Ferroviaria e Procura di Palermo, con l’arresto di 9 persone, c’è anche il ravanusano, Antonio Vivacqua, figlio di Paolo, rotamat milionario ucciso a Desio. Gli arresti sono scattati tra la Sicilia, la Campania e la Lombardia. Le indagini hanno riguardato la gestione illecita di rifiuti e il traffico di rame in territorio dove all'epoca dei fatti vigeva lo stato di emergenza.

C’è anche l’amministratore della “F.V. metalli” di Milano, Antonio Vivacqua, 34 anni, di Ravanusa, figlio di Paolo Vivacqua assassinato a Desio tre anni fa (sotto processo ci sono l’ex moglie e il suo presunto amante e altri tre imputati), tra le nove persone arrestate dagli agent della Polizia ferroviaria di Palermo per un presunto traffico illecito di rifiuti speciali e ordinari e di rame, che avrebbe fruttato circa 2  milioni di euro. L’operazione è stata condotta in collaborazione con la Polfer della Campania e della Lombardia dove sono stati individuati altri terminali del traffico che aveva base a Carini nel Palermitano. Sono 9 le persone arrestate alle quali sono stati concessi i domiciliari.

Si tratta, oltre del ravanusano Vivacqua, di Baldassare Marino, 63 anni, titolare della Fondi-Metal di Carini, Vincenzo Marino, 60 anni, socio e dipendente della medesima società, di Francesco Paolo Marino, 34 anni, Vincenzo Martines, di 46, Luigi Morici, di 44, Domenico Contrò, di 60, tutti dipendenti della Fondi Metal della quale Martines era il ragioniere. Arresti domiciliari anche per Luigi Di Lorenzo, 60 anni,procuratore della Metal Group srl di Napoli, Antonio Vivacqua, 34 anni, amministratore della F.V. metalli di Milano e Francesco Alfarano, 49 anni, amministratore unico della Faro srl e della Almet srl di Marcianise in provincia di Caserta. Tutto inizia da un controllo alla Fondi Metal a Carini in via delle Industrie 7, a seguito di un consistente furto di rame avvenuto nel 2010. In quella occasione gli agenti si accorgono di incongruenze nella tenuta dei registri dei rifiuti. Sono necessari 4 anni di indagini per ricostruire il meccanismo utilizzato per la raccolta di rifiuti speciali attraverso piccole campane non registrate ufficialmente. Il sistema avrebbe permesso, così, di ottenere grandi quantità di rifiuti metallici (in taluni casi si sospetta radioattivi) non censiti smaltendo quasi il 50% in più rispetto ai limiti di legge. Tutto questo sarebbe avvenuto sia durante il periodo di emergenza rifiuti, e dunque con l’area sottoposta a leggi speciali, che in periodi di gestione ordinaria. Il passaggio dei materiali da una società all’altra avrebbe creato confusione fra produttore, raccoglitore, detentore dei rifiuti e dunque la commercializzazione degli stessi per il recupero sarebbe avvenuta in difformità delle norme ambientali. La società è finita sotto sequestro ed è stato nominato un amministratore giudiziario per gestirla. Il complesso meccanismo è stato interrotto grazie alle indagini condotte dai Pm di Palermo Gery Ferrara e Claudia Bevilacqua, coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, che hanno accertato una serie di condotte finalizzate al traffico illecito di rifiuti speciali.

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