Palma di Montechiaro – Si uccide per un mezzo agricolo rubato [Video Tg]

Importante operazione congiunta di Polizia e Carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Al centro due omicidi collegati tra di loro a Palma di Montechiaro tra due famiglie che hanno agito con la logica dei clan con armi e munizioni. Un furto di un mezzo agricolo avvenuto nel 2013 che non si doveva fare, perché come ribadito dal Procuratore Luigi Patronaggio, “da queste parti si tratta di una grande offesa come il segnale che tu mi vuoi togliere il pane”. Sono state indagini complesse. Ma alla fine il cerchio sui due omicidi si è chiuso.

Enrico Rallo e Salvatore Azzarello, entrambi di Palma di Montechiaro, vittime di due agguati mortali tra il 2015 ed il 2017. Cinque le persone arrestate – tre in carcere e due ai domiciliari – e quattro gli obblighi di presentazione alla Pg. Il provvedimento è firmato dal gip Stefano Zammuto che ha accolto la richiesta del procuratore capo Luigi Patronaggio e del sostituto Alessandra Russo, che coordinano le indagini. 

Gli omicidi, secondo quanto ricostruito, sarebbero maturati nell’ambito di una faida tra le due famiglie strutturate in due organizzazioni criminali distinte. Due gli arresti per omicidio, effettuati dalla Squadra Mobile, tre quelli per armi, eseguiti dai carabinieri.

In carcere sono finiti: Ignazio Rallo,39 anni; Roberto Onolfo, 28 anni; Angelo Castronovo 63 anni; ai domiciliari Pino Azzarello,  39 anni; Carmelo Pace, 58 anni. Obbligo di presentazione e firma per Giacomo Alotto, e Gaetano Gioacchino Burgio, Giuseppe Giganti, Giuseppe Rallo, indagati Noemi Maria Concetta Otero e Francesco Orlando.

Enrico Rallo è vittima di un agguato il 9 novembre 2015: in piazza Aquilina a Palma di Montechiaro: il 39enne viene colpito alle spalle mentre tenta una fuga con una pistola calibro 6.35. In tutto sono sette i colpi esplosi. Rallo morirà dopo tre settimane all’ospedale Civico di Palermo.  Salvatore Azzarello viene ucciso nel 2017 in contrada Burraiti, in aperta campagna, nel cosiddetto Borgo La Loggia, una distesa rurale immensa circondata da vigneti che collega Naro ad Agrigento: una vera e propria esecuzione compiuta con due armi diverse – una pistola e un fucile – avvenuta mentre Azzarello si trovava sopra un trattore. Naturalmente, in questo sistema di “giustizia fai da te” l’ambiente si è rivelato molto omertoso: alterchi e liti tra due famiglie che potevano essere gestite diversamente senza morti a terra.

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