PORTO EMPEDOCLE – Benefici carcerari all’ergastolano Salvatore Messina

Salvatore Messina, di Porto Empedocle, il prossimo 5 novembre compie 49 anni. Lui, fratello del boss Gerlandino, sconta l’ergastolo in carcere. Il suo difensore, l’avvocato Salvatore Pennica, ha appena ottenuto a suo favore i “benefici carcerari”. La prima sezione della Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Luisa Turco, si è riunita in camera di consiglio, ha valutato, e poi li ha concessi. Tecnicamente si tratta dello “scorporo della pena”, spacchettandola tra permessi premio, misure alternative alla detenzione e lavoro esterno, e superando la soglia ostativa dell’ergastolo. Salvatore Messina, figlio di Giuseppe, ucciso l’8 luglio del 1986, è stato arrestato il 12 gennaio del 1999, il giorno del secondo maxi blitz cosiddetto “Akragas”, incastrato dalle dichiarazioni del compaesano Alfonso Falzone. Salvatore Messina sfuggì alla prima operazione “Akragas”, la notte tra il 17 ed il 18 marzo del 1998, perchè il pentito Pasquale Salemi, suo parente, essendo figlio di una Messina, non lo accusò. Salvatore Messina è stato processato e condannato all’ergastolo, con sentenza definitiva in Cassazione del 10 ottobre del 2004, per il tentato omicidio di Gaetano Farruggia, inteso Totò, vittima di un agguato il 7 luglio del 1991, e per l’ omicidio di Antonino Taiella, ucciso il 22 giugno del 1991, e i complici di Messina furono Alfonso Falzone e Joseph Focoso da Realmonte. L’ultimo beneficio concesso a Salvatore Messina risale all’aprile del 2010, durante la detenzione nel carcere di Prato. Il Magistrato di sorveglianza gli accordò un permesso straordinario per incontrare a Porto Empedocle la moglie ed il figlio all’epoca di 13 anni. Solo 3 ore. Toccata e fuga, salutata sotto l’ abitazione di “Cannelle” da parenti e amici. Poi ancora il salto dentro il cellulare della Polizia penitenziaria e il rientro in cella. Nell’aprile del 2015, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, impose a Salvatore Messina, detenuto a Oristano, il 41 bis. I suoi difensori, gli avvocati Pennica e Neri, ne ottennero la revoca pochi mesi dopo, nell’ottobre del 2015. Adesso, dopo oltre 19 anni di reclusione, l’ordinanza della Corte d’Assise agrigentina alimenta nell’empedoclino la speranza di una prospettiva futura diversa rispetto a quanto è stata finora.

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