RACALMUTO – Dopo l’inferno vissuto dai Falco Abramo si indaga su 2 piste

All’indomani del grave gesto perpetrato nei confronti della ditta Falco Abramo con l’incendio di 12 dei 15 automezzi a disposizione dell’azienda che trasportava sale dalla miniera Italkali. Gli inquirenti stanno cercando di dare una lettura, certamente non facile all’inaudito episodio. I Carabinieri del reparto operativo di Agrigento, che si stanno occupando delle indagini , non escludono né  l’ipotesi del racket delle estorsioni , né quello di una vendetta. Non sarà facile scoprire gli autori di questo insano gesto. Ma una cosa è certa , si è trattato di un piano studiato a tavolino. I piromani sono entrati in azione approfittando della chiusura per il fine settimana. Anche perché sembra, che per evitare di essere immortalati dalle telecamere abbiano agito con il passamontagna. Il titolare della ditta, il racalmutese, Calogero Falco Abramo, 78 anni, sentito subito dai Carabinieri  non riesce a dare una spiegazione. “Ho lavorato tanti anni, non ho mai avuto problemi. Troverò una soluzione, entro lunedi prossimo tornerò alla miniera. Troverò altri mezzi. Io non mi fermo”.  Nello stesso posto in cui sono stati incendiati otto mezzi dei Falco Abramo, otto anni fa fu completamente distrutto dalle fiamme il ristorante “Vecchia Maniera”. Il figlio, Vincenzo che, per primo si è accorto di notte cosa stesse accadendo ai mezzi, ha tentato invano di spegnere l’incendio ferendosi anche ad un braccio. Attualmente presso la ditta lavoravano quattro persone, altre due erano appena state licenziate per la grave crisi che incombe.  Naturalmente, con insistenza i titolari si stanno chiedendo perché di tanta ferocia  e per quale motivo questa azione. Le due pale meccaniche, invece dell’impresa, una nel deposito di contrada Bovo, l’altra in contrada Cozzo Tondo, nell’area della miniera, non sono state minimamente toccate. Inutile, dire che Racalmuto precipita di nuovo, nel baratro oscuro dell’incertezza. Non ancora digerito l’amaro boccone per lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Ecco, un gesto che non lascia per nulla ben sperare per il futuro di questa comunità. E quello che preoccupa ancora di più che, ieri come oggi, tutti continuano a tacere tranne la Cna che esprime solidarietà al proprio associato con il Presidente provinciale, Eugenio Esposto. Intanto, lo Stato alza immediatamente la testa e cerca di dare risposte, inviando più di 50 militari presidiando tutte le zone del paese.

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