Sarà ricordata come la festa più tormentata di tutta la storia. Eppure alla fine è prevalso il buon senso di tutti a chiara dimostrazione che nessuno voleva creare danni, violenza, preoccupazioni, timori, disordini che, tra l’altro mai si erano verificati negli ultimi 30 anni. I racalmutesi erano parecchio risentiti per essere stati etichettati quasi come un popolo violento nell’ambito di una festa tanto sentita per fede e tradizione. Delusione, amarezza , sdegno per quanto è stato detto e deciso nei giorni che hanno preceduto la festa. Con vertici e riunioni da più parti che mai hanno portato chiarezza sul reale svolgimento dei festeggiamenti. I fatti di venerdi sera, poi, con l’impedimento di far salire i cavalli al Santuario avevavo innescato ulteriore sdegno creando un’ulteriore clima di tensione. A questo punto bisognava dare una risposta concreta a quanti pensassero che a Racalmuto vige pericolosità nell’ambito dell’evento clou del sabato sera ” la presa della bandiera del cero” detenuta dal 2019 da Paolino Mattina. Causa Covid le edizioni del 2020 e 2021 non si sono svolte, quindi, questo era l’anno in cui lui avrebbe dovuto consegnare ad un altro la bandiera che nel pomeriggio , dalla sua famiglia allestita, viene inaugurata e benedetta nei pressi della sua abitazione di via Manzoni alla presenza della cittadinanza.
Già in prima serata a Racalmuto, intorno alle ore 20, arriva l’Arcivescovo di Agrigento, Don Alessandro Damiano che accompagnato dall’Arciprete di Racalmuto, Don Carmelo La Magra, tasta il polso alla situazione.La sua presenza è la chiara intercessione di una chiesa che non vuole assolutamente che una storia lunga e nobile di un paese devoto alla Madonna sia calpestata fino al punto di poter creare disordini. La presenza di Mons. Alessandro Damiano viene subito avvertita e accolta con grande entusiasmo dai cittadini . L’Associazione del Cero dei Burgisi da sempre protagonista nella presa della bandiera si affida col buon senso che non è mai mancato a questo ceto di comune accordo alla volontà di tutti: chiesa, associazione e comuni cittadini decidono che questa deve essere la serata della civile protesta, del chiaro segnale che non è come sembra e che soprattutto non può essere una tradizione ancorata sulla fede a destare preoccupazioni da queste parti.
E allora, Il Cilio dei Burgisi è stato spogliato sabato sera davanti a tutti. È rimasto nudo, senza bandiere e senza l’abbraccio dei giovani. Ma non era solo.
I tre Ceri hanno sfilato lentamente fino a giungere il cuore della piazza. Il Cilio di l’ugliara, quello dei Cicirara e poi quello dei Burgisi schietti sono stati i protagonisti di una serata che è finita come doveva finire. Niente presa della bandiera, niente spettacolo, niente voci e volti fieri sul grande Cilio.
Una decisione, accolta con senso di responsabilità da parte della gente. I Racalmutesi attraverso i giovani Borgesi hanno dimostrato maturità e rispetto delle scelte.La bandiera del Cero dei borgesi non è stata conquistata da nessuno. L’ha tenuta stretta, provato e commosso, Paolino Mattina, l’ultimo in ordine di tempo ad aver raggiunto la cima della struttura barocca e colorata e ad aver conquistato il vessillo con l’immagine ricamata della Madonna stretta dal fascio di frumento. Paolino Mattina con tutti gli altri sfila per tutto il corso della piazza , assiepata come sempre da migliaia e migliaia di persone anche provenienti da fuori. in un’atmosfera di rabbia e di orgoglio per una festa monca, sostenuta con la presenza tra i Cilii dall’arcivescovo di Agrigento Mons. Alessandro Damiano accompagnato dell’arciprete Don Carmelo La Magra, fino ad arrivare al Santuario.
Nessuna contesa, nessuna bagarre, nessuna rissa.Racalmuto non può essere etichettata una città pericolosa , una città insicura. I racalmutesi con grande senso civico hanno apprezzato il gesto che vuole essere un chiaro segnale per il futuro. Giusto epilogo dopo giorni di amarezza e delusioni. Le tradizioni della Madonna del Monte non si toccano. Evviva Maria!!!
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