RAGUSA – Caporalato, tratta di romeni. 5 fermi

Alloggi fatiscenti privi di riscaldamento, indumenti prelevati dai rifiuti e vitto scadente o scaduto: erano l’unica ‘paga’ che un gruppo di romeni davano a loro connazionali in cambio di lavoro nei campi o, per alcune giovani, anche minorenni, obbligandole a prostituirsi. E chi si ribellava era vittima di violenza inaudita.
E’ quanto emerso da un’indagine della polizia di Ragusa che ha fermato cinque romeni per caporalato, associazione a delinquere, traffico di esseri umani e sfruttamento pluriaggravato della prostituzione, anche minorile.  Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Catania, sono state avviate dalla squadra mobile dopo la denuncia di un romeno, attirato, come gli altri, con l’inganno e la falsa promessa di un lavoro, di una casa dignitosa e, poi, invece, privato di ogni facoltà di negoziare condizioni anche di vita. Tutte le numerose vittime presenti sul territorio sono ospiti di un’associazione anti-tratta, specializzata in quella a scopo di sfruttamento lavorativo.
I fermati, tra cui due donne, sono Lucian Milea, di 40 anni, la compagna, Monica Iordan, di 31, Marian Munteanu, di 31, Alice Oprea, di 31, e Marian Oprea, di 37. Il provvedimento di fermo è stato adottato anche nei confronti di un sesto connazionale, che non è stato ancora rintracciato sul territorio nazionale. L’operazione è stata denominata “boschetari”, senzatetto in romeno, perché la banda curava il reclutamento in Romania, il trasferimento in Italia e l’immissione nel settore del lavoro agricolo di numerosi connazionali, tutti scelte tra persone in stato di estremo bisogno, analfabete o appena capaci di leggere e scrivere ed in condizione di peculiare vulnerabilità.

 

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