RAVANUSA – Tso a 33 enne, intervengono Garante e Procura

La Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento a carico di ignoti, sull’ormai nota vicenda del trattamento sanitario obbligatorio eseguito nei confronti di Dario Musso, 33 anni originario di Ravanusa, lo scorso 2 maggio. La Procura di Agrigento ha delegato le indagini ai carabinieri della locale stazione.

Il Tso, è stato disposto dal sindaco Carmelo D’Angelo ed eseguito dal personale medico dopo che Musso fu fermato dagli agenti della Polizia Locale in seguito ad un suo video postato sui social dove con un megafono affermava che “ non c’è nessuna Pandemia” per le vie della città. Sul caso è intervenuto il garante nazionale delle persone private della liberta’, ha chiesto una relazione d’informazione al sindaco e alle autorita’ sanitarie, relativamente alle modalita’ di attuazione e al successivo sviluppo di tale trattamento.

“Le immagini – dice una nota del garante – delineano una situazione quantomeno irrituale, essendo stata la persona atterrata supina sull’asfalto dagli agenti intervenuti, poi ammanettata e sedata in loco con una iniezione farmacologica”.

Un caso che dopo la diffusione dei video dell’arresto e della puntura fatta di forza al protagonista di questa vicenda, in strada, sdraiato sull’asfalto, è stato riferito alla Camera con una interrogazione indirizzata al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in cui si chiede di fare chiarezza.

Sabato 2 maggio, Dario Musso proprio mentre è a bordo della sua autovettura a manifestare con il megafono, durante il suo tragitto sarebbe però stato fermato dai carabinieri che avrebbero sfondato il finestrino – come racconta il fratello il noto Avvocato Lillo Musso – intimandolo di scendere dall’abitacolo. Il 33enne non oppone resistenza e dopo essere stato ammanettato, tra lo stupore della gente che filma dai balconi la scena, viene fatto sdraiare a terra con tre medici in camice bianco che lo sedano. Da lì comincia la disperazione della famiglia di Musso, con il fratello avvocato Lillo in prima linea, che non vedrà e non sentirà per quattro giorni il proprio fratello, trasportato subito dopo l’arresto al reparto di psichiatria dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì.

All’interno della struttura sanitaria viene sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio firmato dal sindaco di Ravanusa Carmelo D’Angelo, non presente al momento dell’arresto. Solo 4 giorni dopo il trattamento la famiglia Musso, che intanto annuncia azioni legali, riesce a mettersi in contatto con il 33 enne in una telefonata anch’essa registrata e diffusa sui social, dove il giovane riesce a proferire poche parole biascicate, forse per l’effetto dei sedativi.

La deputata Sara Curiel che ha portato la vicenda al Parlamento tramite l’interrogazione ritiene che L’atteggiamento di questa natura (il Tso) siano altamente lesivi delle libertà personali e costituzionali e che occorra un intervento urgente da parte del governo per porre fine sul nascere ad atteggiamenti di tale natura da parte dei sindaci”.

Il sindaco intanto ha spiegato che a indurre la decisione siano stati anche i comportamenti pregressi dell’uomo, che tempo addietro aveva bruciato la sua carta di identità davanti a un carabiniere, dopo essere stato fermato a un posto di blocco. I familiari però non ci stanno e citano gli articoli 21 e 32 della Costituzione sulla libertà di opinione, che secondo loro sarebbero stati violati dal primo cittadino già denunciato nel 2016 dallo stesso fratello avvocato, Lillo Musso, perché D’Angelo (poi rinviato a giudizio) aveva negato l’utilizzo della biblioteca comunale per una manifestazione conferenza con il cantante Povia, sostituendola poi con un convegno incentrato sulle motivazioni a favore e contrare sul referendum costituzionale dello stesso anno.



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