RAVENNA – Ricordato Leonardo Sciascia nel venticinquesimo anniversario della morte

Tra le poche città d’Italia a ricordare Leonardo Sciascia nel venticinquesimo anniversario della scomparsa, la città di Ravenna. La prima città italiana ha ricordato oggi lo scrittore siciliano grazie all’iniziativa del Comune e della Cmc di Ravenna, la cooperativa Muratori e Cementisti impegnata nel territorio siciliano nella realizzazione di importanti infrastrutture come il raddoppio della strada statale “Agrigento – Caltanissetta” e l’ammodernamento di una parte della “Palermo – Agrigento”.

A Ravenna, nell’atrio della centralissima Biblioteca “Oriani”, a due passi dalla tomba di Dante, è stata inaugurata la mostra fotografica “La Sicilia, il suo cuore”, con fotografie che ritraggono Sciascia nella sua Racalmuto o nei viaggi in Francia e in Spagna.

Dopo l’inaugurazione della mostra, aperta fino al 17 dicembre, si è svolto il convegno “Sciascia e i valori della legalità”.

L'inaugurazione della mostra su Sciascia a Ravenna

Ha aperto l’incontro il presidente della Cmc Massimo Matteucci che ha precisato quanto la Cmc sia legata al territorio siciliano: “In questi anni abbiamo costruito rapporti con il territorio sostenendo tante iniziative per interagire sempre più con i cittadini”. “La Strada degli Scrittori e i temi della legalità – ha continuato Matteucci – si intrecciano benissimo nel percorso da noi intrapreso sui temi culturali in Sicilia nel ricordo di un grande scrittore il cui pensiero continua sempre e drammaticamente ad essere attuale”.

Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ha portato il saluto della civica amministrazione e ha riecheggiato Sciascia del “Giorno della civetta”: “Forse tutta l’Italia sta diventando Sicilia”.

“Il nostro è un Paese fragile – ha detto il sindaco di Ravenna – con una pressione fiscale alta, una burocrazia inefficiente e un altissimo livello di illegalità diffusa E’ diventato indispensabile intervenire subito su un punto: riavvicinare i cittadini alle Istituzioni”.

Il primo intervento in programma è dedicato alla “Strada degli scrittori”: il giornalista Felice Cavallaro del “Corriere della sera” ha presentato, invitando gli studenti di Ravenna ad Agrigento, il “viaggio” turistico-culturale presentato alle scolaresche di tutt’Italia dal Distretto Turistico Valle dei Templi e dalla Fondazione Sciascia. Un percorso che si snoda nei trenta chilometri di cultura rappresentati dalla SS 640: “Una strada – ha detto Cavallaro – che attraversa i paesi e le città di Pirandello, Sciascia, Camilleri, Tomasi di Lampedusa, Russello fino ad arrivare a Rosso di San Secondo. Da Agrigento a Caltanissetta passando da Porto Empedocle, Palma di Montechiaro, Racalmuto, Favara e Caltanissetta”. “Ma quella strada degli scrittori – ha aggiunto Cavallaro – è anche la strada della legalità, nel ricordo dei giudici Saetta e Livatino e del maresciallo Guazzelli uccisi proprio in quella strada”.

Per l’occasione è stata proiettata un’intervista di Cavallaro ad Andrea Camilleri. Il papà del Commissario Montalbano ha voluto sottolineare l’importanza di far crescere le potenzialità turistiche del territorio agrigentino e nisseno anche attraverso il turismo letterario e culturale, rivolto soprattutto agli studenti. Camilleri ha fatto riferimento anche ai prodotti enogastronomici della Sicilia: “Un vino fatto nella strada degli scrittori è diverso”, ha detto. E proprio in questi giorni è in distribuzione il “seicentoquaranta”, il Nero d’Avola Doc Sicilia che prende il nome della nuova strada statale. Un vino della solidarietà legato al territorio, nato dal progetto della Cmc che ha destinato il ricavato della vendita delle bottiglie, realizzate in collaborazione con l’Enoteca “Artevino” di Canicattì, per associazioni di volontariato dei territori dove opera l’impresa.

Dopo Cavallaro è intervenuto il docente universitario Rosario Castelli, del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, sui temi cari all’autore di “Todo Modo”. “Sciascia, il Diritto e gli eroi della sesta giornata” il tema dell’intervento di Castelli. “Il diritto, la giustizia, la ragione – ha detto – sono i temi su cui si è arrovellato Sciascia. Le pagine lucide di Sciascia ci spiegano sempre più l’Italia di oggi per cui vanno sempre più riconosciute le profonde e indiscutibili capacità profetiche dello scrittore di Racalmuto”. “E’ nell’ultimo Sciascia – ha detto Castelli – quello delle polemiche al calor bianco, che c’è tutto lo Sciascia dei grandi temi della giustizia, della libertà, della Storia come perpetuazione di trasformismi di varia natura e nefasti privilegi di casta, di cui già il conterraneo Federico De Roberto aveva disegnato le traiettorie di una cronica vocazione al trasformismo delle elités isolane, indicando il valore di monito perenne, pur nel mutare dei contesti”. “Capire, interpretare, cogliere le conseguenze – ha concluso lo studioso – è l’eredità di Sciascia, ciò di cui ci sentiremo sempre più grati, ma anche sempre più orfani”.

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