RIBERA – Operazione antidroga con 3 arresti

Nell’ambito delle attività di controllo del territorio finalizzate a contrastare il diffuso fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio di Ribera, la Procura della Repubblica ha disposto, in data odierna, l’esecuzione di un’ordinanza applicativa delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari a carico di tre giovani cui viene contestato di avere coltivato, trasportato ed illecitamente detenuto, con finalità di cessione a terzi, un’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti del peso complessivo di kg. 39,5 circa.

IL FATTO. I tre sono stati trovati in possesso di varie piante di cannabis indica, di 40 sacchetti in cellophane termosaldati del peso complessivo di kg 12 circa, contenenti foglie già essiccate ed in parte tritate di cannabis indica. I carabinieri ritrovarono, lo scorso giugno, 40 chili di marijuana all’interno di otto grossi sacchi di plastica (nella foto). Poco prima, in via Circonvallazione, i militari avevano individuato un’auto in transito registrando un presunto atteggiamento sospetto da parte degli occupanti. Ne scaturì un breve inseguimento che si concluse pochi minuti dopo con l’abbandono della vettura nella zona di contrada Gulfa. Poco lontano, poi, il ritrovamento della droga. In questi mesi militari e magistrati della Procura di Sciacca hanno perfezionato la strategia investigativa, riuscendo così a risalire ai tre presunti spacciatori.

LE MISURE CAUTELARI. Le misure cautelari sono state eseguite dai Carabinieri della Tenenza di Ribera al momento nei confronti di Edoardo Bordonaro e Giuseppe Costa. Misura cautelare anche per  Simone Capizzi che si trova all’estero. Capizzi ed il Bordonaro erano stati recentemente destinatari di ordinanze applicative di misure cautelari nell’ambito di altro procedimento penale.

CHI SONO. Giuseppe Costa è incensurato, mentre Edoardo Bordonaro è lo stesso giovane che nel 2013 fu accusato di essere il responsabile dell’incidente allo stadio Gurrera durante un derby Sciacca-Ribera, quando lanciando un oggetto metallico frantumò una vetrata ferendo un bambino. Per questa vicenda gli furono inflitti cinque anni di Daspo.

Simone Capizzi
ha un nome e un cognome ingombranti, gli stessi del nonno all’ergastolo, capostipite di quella che viene ritenuta dalla DIA la consorteria mafiosa di Ribera.

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