ROMA – Estradato il boss di Siculiana Vincenzo Triassi

Vincenzo Triassi, presunto boss di origini siculianesi arrestato nelle scorse settimane in Spagna, scortato da agenti dell’Interpol, è giunto nel tardo pomeriggio di ieri all’aeroporto di Roma-Fiumicino con un aereo di linea dell’Alitalia (AZ 61) che, inizialmente programmato in arrivo attorno alle 15 da Madrid, è poi giunto in ritardo a causa del violento temporale che ha interessato la capitale. Prima di raggiungere Roma l’aereo è stato infatti costretto ad atterrare ad Ancona per poi riprendere il volo per Fiumicino. Sceso per ultimo dall’aereo, Vincenzo Triassi, t-shirt bianca e pantaloni grigi, con un enorme borsone rosso tenuto tra le braccia, è stato preso in consegna dagli agenti della polizia di frontiera che lo hanno quindi accompagnato negli uffici della Polizia Giudiziaria per la notifica degli atti. “Non è vero che i Triassi comandano ad Ostia. A me questo non risulta. So soltanto che questa causa io l’ho già pagata nel 1998. Sono stato assolto nel 2004 e adesso mi rimettono in galera”. Così Vincenzo Triassi si è rivolto davanti alle telecamere nel breve tragitto che lo ha separato dal momento dell’uscita dagli Uffici della Polizia Giudiziaria del Leonardo da Vinci fino al cellulare della Polizia Penitenziaria con il quale è stato poi condotto al carcere di Regina Coeli. Il boss, manette ai polsi, il respiro pesante, ha poi detto di non conoscere i Cuntrera. “Ero bambino. Non è vero che mi telefonavano a casa. Dove sono le prove? Fatemi vedere le telefonate. Sui giornali – ha concluso prima di salire a bordo del cellulare della Penitenziaria – sono state scritte una serie di inesattezze”. Con il fratello Vito, Vincenzo Triassi, secondo gli investigatori, ricopriva funzioni direttive nel territorio di Ostia essendo incaricato per conto della cosca Caruana-Cuntrera del controllo del territorio, della gestione delle attività delittuose di traffico di armi e di stupefacenti e delle attività economiche di balneazione e ristorazione nel litorale di Ostia. Ai fratelli Triassi viene inoltre contestato di aver illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico armi da guerra e comuni da sparo provenienti dalla ex Jugoslavia ricevute quale corrispettivo di una partita di sostanze stupefacenti. Nel 1998 i fratelli Triassi avrebbero poi favorito la fuga in Spagna del boss narcotrafficante Pasquale Cuntrera. Dopo avergli dato rifugio a Roma, gli avrebbero quindi trovato una  sistemazione a Fuengirola sulla Costa del Sol. Nel 2011 Vincenzo Triassi, stando a quanto è scritto nell’informativa del Gip Simonetta D’Alessandro, assoldò poi un siciliano per uccidere un personaggio della famiglia Spada, clan dei nomadi del litorale romano.

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