Suscita polemiche il decreto, pubblicato nell’ultima Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, che taglia 28 punti nascita nell’isola a partire dal prossimo 30 settembre. Il Pdl annuncia battaglia.
“La nuova geografia delle strutture sanitarie – attacca il deputato Edoardo Leanza – mette a rischio non solo la salute ma addirittura la vita delle mamme e dei bambini che portano in grembo; tali motivazioni concrete impediscono queste chiusure. Non si fa economia a discapito della vita”.
Il provvedimento, firmato dall’assessore alla Salute Massimo Russo, prevede 42 centri nascita su 70: a chiudere, perché non raggiungono i 500 parti all’anno, sono 20 unità operative pubbliche e 8 case di cura private. I direttori generali delle aziende sanitarie e le strutture private accreditate avranno tempo fino al 30 giugno per presentare un apposito piano di riconversione, d’intesa con il comitato percorso nascita regionale e il comitato percorso nascita aziendale/locale, delle strutture interessate per l’accorpamento o la disattivazione dei punti nascita e di procedere entro il 30 settembre 2012 all’accorpamento o alla disattivazione.
Il decreto, modificato rispetto a quello che nelle scorse settimane era stato contestato in commissione Sanità dell’Assemblea regionale, cancella anche i cinque punti nascita inizialmente ‘salvati’ (Bronte, Mussomeli, Nicosia, Santo Stefano di Quisquina e Corleone) e prevede ‘multe’ per le strutture che oltrepassano il limite del 20% di parti cesarei.
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