Il vecchio fabbricato di campagna confiscato dai giudici di primo grado era stato costruito nel 2001, quando Giovanni Tarallo,oggi 35enne, era solo un ragazzino La data di accatastamento è successsiva di circa un decennio solo per ragioni legate ad alcuni abusi edilizi poi sanati.
Con queste motivazioni i giudici della Corte di appello di Palermo – sezione misure di prevenzione – hanno accolto le tesi del difensore di Tarallo, l’avvocato Giuseppe Barba, e restituito l’immobile oggetto di una precedente confisca. Il collegio presieduto da Giacomo Montalbano, al tempo stesso, ha deciso la revoca della confisca di due conti correnti intestati al padre. Confermata, infine, la sorveglianza speciale per 3 anni e la confisca di tre conti correnti bancari e due libretti postali a lui intestati.
In primo grado era stata già decisa la restituzione di due case, altri rapporti bancari e, soprattutto, delle quote sociali di un’attività imprenditoriale ovvero la casa di riposo del Villaggio Mosè, “Villa Serena”, gestita dalla madre.
Si ridimensiona, quindi, ulteriormente dopo il pronunciamento della Corte di appello la misura di prevenzione di cui era stato destinario Giovanni Stefano Tarallo, 35 anni, condannato definitivamente a 12 anni e 2 mesi di carcere con l’accusa di essere il reggente della “famiglia” mafiosa di Santa Elisabetta
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