Si ricostruisce la latitanza di Messina Denaro:medico risponde a Gip,non sapevo fosse lui

Gli ultimi due anni li ha trascorsi a Campobello di Mazara, paese a pochi chilometri dalla sua Castelvetrano. Col nome di Andrea Bonafede e sostenendo una vita quasi normale.

Ma dove è stato prima di allora Matteo Messina Denaro? E’ a questo interrogativo che cercano di rispondere i magistrati che stanno mettendo insieme vecchie e nuove informazioni sul capomafia che hanno cercato per 30 anni.
    E le piste dei magistrati portano in tanti luoghi: Spagna, Tunisia, Albania, Montenegro e, in Italia, in Calabria. Viaggi e lunghe permanenze che come denominatore comune hanno la droga.
    Un business che, come quello delle scommesse clandestine, è in grado di portare fiumi di soldi liquidi, cioè il tesoro che serviva a mantenere un latitante con un tenore di vita altissimo (si parla di 150 milioni l’anno).

Hanno risposto al gip, durante l’interrogatorio di garanzia, Alfonso Tumbarello, medico di Campobello di Mazara che aveva in cura il boss Messina Denaro, e Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che ha prestato l’identità al padrino.

I due sono stati arrestati due giorni fa con le accuse, rispettivamente, di concorso esterno in associazione mafiosa e falso e favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dall’ aver favorito Cosa nostra.

Tumbarello, che in due anni ha seguito il capomafia nel percorso di cure del cancro di cui soffriva, prescrivendogli 137 tra ricette e analisi intestate al suo assistito Andrea Bonafede, ha sostenuto di non aver mai sospettato che il vero paziente fosse un altro e cioè Messina Denaro. Il medico ha raccontato di aver appreso che a Bonafede era stato diagnosticato il tumore e di essersi limitato, senza visitarlo, a prescrivergli terapie e accertamenti che poi gli avrebbe fatto avere tramite il cugino.
    Ha anche affermato che il suo assistito aveva espresso il desiderio che non si sapesse della malattia, circostanza che ai suoi occhi spiegava certi suoi comportamenti, tra i quali il fatto che non andasse personalmente allo studio. Tumbarello ha però ammesso di aver fatto da tramite tra l’ex sindaco di Castelvetrano Vaccarino e il fratello di Messina Denaro, Salvatore.
    Andrea Bonafede, invece, ha sostenuto di aver solo assecondato le richieste del cugino che diceva di essere gravemente ammalato e di aver fatto la spola tra lui e il medico per avere e consegnare i documenti sanitari necessari per le terapie.

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