SICILIA – Antiparentopoli, divieto esteso ai 1.800 dirigenti regionali
Nicolò Giangreco
I parenti di deputati, assessori e dirigenti generali e regionali non potranno fare affari con la Regione: stop ad appalti, forniture e concessioni di lavori per coniuge, genitore, nonni, fratelli, cognati o suoceri. È la norma chiave del disegno di legge antiparentopoli approvato ieri dalla commissione Affari istituzionali all’Ars, che, ha esteso il divieto anche al settore della formazione professionale, nel giorno in cui a Messina un blitz della Guardia di finanza ha portato a dieci arresti per presunte truffe nel settore.
«Non potevamo più perdere tempo per mettere fine alle parentopoli nella Regione. È emersa una realtà davvero lercia che ci pone davanti ad interessi familistici a danni della collettività, in virtù di un potere esercitato con arroganza e prepotenza». Così Marco Forzese (Drs), presidente della commissione Affari istituzionali che oggi ha approvato il ddl parentopoli. Con questo ddl «abbiamo sancito che i deputati e gli assessori regionali così come i dirigenti regionali, unitamente ai loro parenti e affini sino al secondo grado, non potranno ottenere dalla Regione appalti, forniture, concessioni di lavori». «Tale veto – aggiunge – vale anche per le partecipazioni in società. Un’eccezione è prevista, ovviamente, per gli affidamenti effettuati con evidenza pubblica». «Queste norme dovranno ora diventare legge della Regione per combattere la parentopoli imperante in diversi settori della pubblica amministrazione. Il testo del ddl – prosegue – comprende anche gli articoli che riguardano l’ineleggibilità e la incompatibilità dei deputati e degli assessori regionali nei casi di interessi concreti ed economici, anche dei loro parenti e affini, in enti di formazione professionale. Addirittura per i componenti della giunta regionale – conclude – i vincoli si estendono a tutti i settori dell’amministrazione regionale».
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