SICILIA – Sistema Montante, il Gup:”Faceva il ricattatore seriale”
“Montante è stato il motore immobile di un
meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere che,
sotto le insegne di un’antimafia iconografica, ha sostanzialmente
occupato, mediante la corruzione sistematica e le raffinate operazioni
di dossieraggio, molte istituzioni regionali e nazionali”. Sono le
conclusioni che il Gup di Caltanissetta, Graziella Luparello, scrive in
coda alle oltre 1.700 pagine di motivazioni della sentenza di condanna a
14 anni per l’ex presidente di Confindustria Sicilia. Montante, si
legge nelle motivazioni, aveva dato vita “a un fenomeno che può
definirsi plasticamente non già quale mafia bianca ma mafia trasparente,
apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e perciò in grado
di infiltrarsi eludendo la resistenza delle misure comuni”.
Nel corposo fasicolo delle motivazioni, depositate oggi, si ripercorrono
tutte le tappe della vicenda Montante, così come accertate nelle
indagini della squadra mobile nissena. Un capitolo è dedicato agli
appunti di Calogero Montante, all’elenco di tutti i suoi appuntamenti e
delle telefonate che registrava, ma pure delle “intercettazioni” di
conversazioni affidate spesso ad amici e sodali, poi trascritte con la
sigla “Aud”. “Il quadro che se ne ricava, in verità abbastanza
desolante, è quello di un uomo, Montante, che di mestiere faceva il
ricattatore seriale – si legge nel corpo delle motivazoni- non potendo
attribuirsi altro significato, anche alla luce dell’esperienza riferita
da Alfonso Cicero sul tentativo di violenza privata in suo danno, alla
raccolta incessante di dati riservati, documenti e registrazioni di
conversazioni”.
Montante, è la ricostruzione del giudice, aveva compiti di “direzione, promozione e organizzazione” di un sodalizio di cui hanno fatto parte ufficiali di polizia, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza: “Non può non esprimersi un giudizio assai severo sul particolare allarme sociale provocato dal sodalizio, e ciò in ragione della finalità delittuosa ad ampio spettro perseguita: eliminare il dissenso con il ricorso all’uso obliquo dei poteri accettativi e repressivi statuali, sabotare le indagini che riguardavano gli associati; praticare la raccolta abusiva di dati personali riservati, corrompere in maniera sistematica i pubblici ufficiali”.