SICILIA – Tagli alla politica, M5s: “Su questo tema sono tutti sordi”

Brusco stop in Sicilia sui tagli ai costi della politica. Il presidente della commissione spending review, istituita dalla Presidenza dell’Assemblea regionale per recepire i tagli contenuti nel decreto Monti e già adottati in altre regioni, si è dimesso. Antonello Cracolici (Pd) ha deciso di rimettere il mandato alla luce dei contrasti all’interno della commissione sulla quantificazione dei tagli alle indennità e agli altri emolumenti percepiti dai parlamentari regionali. La commissione si era riunita proprio stamattina per proseguire il confronto avviato nei mesi scorsi. 

“Mi sono dimesso dalla presidenza della commissione spending review per dire no al traccheggiamento. Non potevo più mettere la faccia di fronte a ulteriori rinvii di qualunque decisione: il mio disegno di legge, tra l’altro, era stato condiviso dai componenti dell’ufficio di presidenza dell’Udc, del M5s e del Pdl. All’improvviso, ieri, ognuno per ragioni che mi sfuggono, ma l’esito è il traccheggiamento, ha cambiato idea”.

Molto critico il gruppo parlamentare del M5s all’Ars: “Oggi – afferma Francesco Cappello – abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione di come il parlamento siciliano, debitamente rappresentato da tutte le forze politiche nella commissione speciale istituita ad hoc per l’applicazione del decreto Monti, in tema di riduzione degli emolumenti sia completamente sordo. E la dimostrazione sta nel fatto che la commissione perde il vertice, dopo che non era riuscita a portare a termine il suo incarico entro il 14 agosto, cosa che ha costretto a prorogarne i lavori”.

Per il Movimento 5 stelle si è persa un’occasione per riabilitarsi davanti alla gente, andando anche oltre al decreto Monti facendo leva sulle prerogative messe a disposizione dallo Statuto. “Avremmo potuto proporci – afferma Cappello – come la Regione più virtuosa d’Italia. E invece qui si continua a fare melina e a perdere tempo, nascondendosi dietro alla foglia di fico della salvaguardia dello Statuto per non rinunciare a privilegi consolidati. A mascherare la volontà di non adempiere a quanto prescritto dalla norma nazionale vi è infatti la continua invocazione della specialità del nostro Statuto da salvaguardare e l’impossibilità, da parte dei deputati, di trovare un momento di sintesi tra le disposizioni del decreto Monti e la legge che dal ’65 regola l’ammontare degli emolumenti dei deputati siciliani”.

 

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