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TRAPANI – Imprenditori edili collusi sequestrati beni per 6 mln di euro

Beni per un valore di circa 6 milioni di euro sono stati sequestrati, stamane, a Valderice, Paceco, Fulgatore, Palermo e Prizzi a due imprenditori del settore edile, Nicolò e Salvatore Candela, zio e nipote, rispettivamente di 70 e 49 anni, ritenuti vicini a famiglie mafiose della provincia di Trapani. Il provvedimento, disposto dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani ed eseguito dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza, riguarda cinque società, otto beni immobili, trentasette veicoli, dieci partecipazioni in altre società e centoquattordici tra conti correnti e rapporti bancari. Le indagini avviate già dalla seconda metà degli anni Novanta hanno messo in luce, secondo gli inquirenti, l’asservimento del gruppo imprenditoriale Candela a Cosa nostra. I due imprenditori avrebbero garantito che le ingenti risorse economiche provenienti da aggiudicazioni illecite nel settore degli appalti pubblici – ottenute grazie anche alla compiacenza di funzionari corrotti – arrivassero nelle mani della mafia. In questo contesto investigativo “i Candela risultavano pienamente inseriti nel gruppo degli imprenditori asserviti e beneficiati dal sistema di condizionamento mafioso del settore degli appalti pubblici, voluto dal vertice trapanese. In particolare, si evidenzia la tentata turbativa del pubblico incanto presso la Provincia regionale di Trapani concernente i lavori di adeguamento dell’Istituto Tecnico per Geometri di Trapani” per il quale era stata pattuita la tangente 50 milioni di vecchie lire e che, invece, venne poi aggiudicato ad un’altra impresa “per mero ‘errore’ nell’indicare il ribasso offerto”.
Secondo i magistrati il gruppo Candela era attivo anche nelle estorsioni sempre in relazione ad appalti. In particolare, si fa riferimento a quelli, risalenti al 2001, presso l’aeroporto palermitano “Falcone–Borsellino e presso la caserma militare “Beghelli” nel quartiere San Lorenzo di Palermo. Prove di queste attività illecite sarebbero state riscontrate in alcuni “pizzini” trovati in occasione della cattura, nel covo di Giardinello, i Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

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