Trattativa Stato-mafia, Mannino: “Volevano uccidermi, ora divento accusato”

“Con sbalordimento registro che da parte lesa, visto che Cosa Nostra voleva uccidermi, mi accusano per un’ipotesi di reato che non ha precedenti”. Così l’ex ministro Calogero Mannino, di Sciacca, per cui ieri i Pm di Palermo hanno chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. I pm palermitani “mi tengono nel mirino dal ’93″, sostiene Mannino. “Mi dicano e mi provino quando, dove e con chi avrei indotto” la trattativa. “Il resto è solo un sospetto artificioso”. Mannino smentisce di aver attivato il canale del Ros a sua tutela attraverso Guazzelli. “Non gli ho sollecitato iniziative a mia tutela. Mi chiese che strada ero solito fare per recarmi da Palermo ad Agrigento o a Sciacca. Era preoccupato per ipotesi di attentati col tritolo nelle gallerie”, racconta. “Gli chiesi scherzando: dopo Lima vogliono ammazzare pure me? Quando uccisero Guazzelli a Menfi, in attesa di Cossiga, parlai con Borsellino e gli riferii il colloquio”. L’ex ministro nega con forza di aver chiesto l’attenuazione del 41 bis. “È impossibile perchè io stesso – spiega – avevo sostenuto un anno prima, quando si discusse del decreto Andreotti sul carcere duro, che i dubbi di costituzionalità fossero superati per dare una risposta forte dello Stato alle stragi”.

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