PERUGIA – Spara a due impiegate e le uccide Il killer: “Ne ho ammazzate 2, mi suicido”

n uomo è entrato nel Palazzo della Regione a Perugia, e ha fatto fuoco uccidendo due impiegate, per poi suicidarsi. Il killer, Andrea Zampi, aveva 42 anni ed era un piccolo imprenditore. Il folle gesto sarebbe dovuto a un finanziamento che gli era stato negato. Una delle due donne è morta sul colpo, l’altra, gravemente ferita, è deceduta poco dopo. Prima di togliersi la vita, Zampi ha detto: “Ne ho uccise due, non mi resta che suicidarmi”.La ricostruzione – Andrea Zampi, che lavorava nella formazione del settore moda, è entrato negli uffici regionali, in piazza del Bacio, a due passi dalla stazione ferroviaria, ha raggiunto l’assessorato ai Servizi sociali e ha sparato diversi colpi, che sono stati sentiti da molti dipendenti. 

Un attimo prima di far fuoco, Zampi aveva gettato alcuni fogli scritti al computer sulla scrivania delle sue due vittime. Poi, ha cominciato a sparare uccidendo le due donne. Su quei fogli erano scritti i testi di alcune preghiere. Nel testamento lasciato invece Zampi chiede di essere cremato: sono tutti elementi in base ai quali gli investigatori ritengono che tutto quanto accaduto oggi in Regione fosse premeditato. Accertamenti sono in corso da parte della polizia anche sulle condizioni psichiche e sulla regolarità del possesso della pistola da parte di Zampi.

“Ne ho ammazzate 2, non mi resta che uccidermi” – Dopo aver sparato e colpito a morte le due donne, e prima di suicidarsi, Zampi ha detto: “Ne ho ammazzate due… Adesso non mi rimane che uccidermi”. Secondo alcune testimonianze, le due impiegate si trovavano in sala riunioni e non c’entravano niente con le pratiche riguardanti l’azienda di famiglia dell’imprenditore.

Le vittime – Le due donne uccise erano dipendenti dell’ufficio accreditamento del settore formazione in Regione: si chiamavano Margherita Peccati e Daniela Crispolti.

Alcuni dipendenti hanno detto di aver vissuto momenti di autentico terrore nel momento in cui Zampi ha cominciato a sparare: in tanti si sono barricati nelle loro stanze e nei bagni, qualcuno si è nascosto sotto le scrivanie. All’uscita, in pochi avevano voglia di parlare, i volti segnati da paura e tensione.  

“La Regione mi ha fatto perdere 150mila euro” – Zampi accusava da tempo la Regione di avergli fatto perdere un finanziamento di 150mila euro e in diverse occasioni avrebbe manifestato la sua intenzione di “sistemare la questione”. Si è appreso anche che, per mancanza dei requisiti previsti dalla legge, la Regione aveva da poco revocato l’accreditamento all’agenzia di formazione dei genitori dello stesso Zampi: il provvedimento sarebbe stato comunque provvisorio, come emerge anche dall’esame del Bollettino ufficiale della Regione Umbria.

La presidente della Regione: “Non è un problema di finanziamenti” – Secondo la presidente della Regione Umbira Catiuscia Marini, subito accorsa sul luogo della tragedia, “non esiste atto riguardante questa persona e la sua agenzia connessa a finanziamenti pubblici regionali; credo che il profilo sia più di natura psichiatrica che di natura socio-economica”, come ha dichiarato a Tgcom24. “L’uomo si è rivolto al servizio Istruzione e servizio accreditamento che si occupa delle agenzie formative ma per gli aspetti connessi alle procedure di accreditamento. Non esiste nessun atto riguardante questa persona e la sua agenzia connessa a finanziamenti pubblici regionali. Questo ufficio della Regione si occupa solo delle procedure amministrative e l’agenzia della persona che ha commesso l’omicidio era un’agenzia formativa accreditata. Lui si stava recando agli uffici per verificare questioni riguardanti le procedure di accreditamento, tanto che alla vigilanza ha chiesto dove trovare gli uffici che si occupano di accreditamento, quindi neanche sapendo bene dove doveva andare”.

In un’intervista Zampi aveva detto: “Sono finito” – Proprio Zampi poco tempo fa era stato intervistato dagli studenti della scuola di giornalismo Rai della città per un’inchiesta su corsi di formazione e finanziamenti, e in quell’occasione aveva detto: “Sono finito”. Manifestando la sua preoccupazione per una burocrazia che aveva sospeso i fondi già stanziati per lui, diceva: “Mi mancavano tre cartellini, libretto di fumo, macchine in movimento, una cavolata; mi hanno tolto un accreditamento e di conseguenza i 160mila euro di finanziamento approvato”. “Potremmo dire: è stata una bella botta”, replicava l’intervistatore. “No, io sono finito”, diceva Zampi.

Messaggi a sfondo religioso – Zampi aveva lasciato ai genitori una serie di messaggi a sfondo religioso e un testamento. Materiale che ora è al vaglio della polizia. Dai documenti emerge comunque che il movente del duplice delitto è legato alla pratica di accreditamento dell’azienda di famiglia.

Il killer ha usato una semiautomatica – Per il suo folle gesto Zampi ha usato la sua pistola Beretta 9 mm semiautomatica, con la quale ha esploso una decina di colpi. Alcuni proiettili si sono conficcati nelle pareti di una sala riunioni e del corridoio e altri in quella dove l’uomo si è poi suicidato.

Il sindaco: “Tragedia legata alla crisi” – “E’ una tragedia immane, frutto di un clima orribile legato all’attuale situazione economica”: così il sindaco di Perugia Vladimiro Boccali uscendo dagli uffici della Regione. “E’ una tragedia orribile per le loro famiglie e per tutti noi. Uno dei momenti più brutti. Dovremmo riflettere tutti, a partire da voi”.

Cgil Umbria: “Inaccettabile” – “Oggi una tragedia inaccettabile si è abbattuta sul lavoro pubblico – dicono alla Cgil Umbria in una nota di commento -. Due lavoratrici, due donne, di cui una giovane e precaria, sono rimaste vittime di un folle gesto di violenza perpetrato da un uomo, poi suicidatosi, che dalle prime informazioni risulta essere un imprenditore perugino del settore della formazione. Nello stringerci attorno ai familiari delle due lavoratrici uccise, pur senza stabilire un rapporto meccanico con questo gesto di follia, ribadiamo l’esigenza di contrastare il crescente clima di criminalizzazione del lavoro pubblico, mettendo al contempo in atto tutte le azioni possibili e necessarie per combattere gli effetti sociali devastanti della crisi economica e arginare il clima di tensione montante nel Paese”.

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