Vergognoso al Cibali

Mezzogiorno e mezzo di fuoco. La Juventus esce indenne dalla bolgia del Massimino, ma i tre punti strappati al Catania portano con sé un lungo strascico di polemiche. L’arbitro Gervasoni e i suoi collaboratori, segnatamente il guardalinee Maggiani e l’arbitro di porta Rizzoli, sono i protagonisti in negativo dell’incontro.

Due gli episodi attorno ai quali ruota la gara. Il primo arriva dopo 24 minuti: un cross di Marchese dalla sinistra, corretto da Spolli e Lodi, finisce sul palo e poi sui piedi di Bergessio, lesto a depositare il pallone in rete. L’attaccante argentino, tenuto chiaramente in gioco da Asamoah, parte in posizione regolare e Maggiani, correndo verso il centrocampo, dimostra di voler convalidare la rete, salvo poi tornare sui suoi passi dopo le proteste dei bianconeri, capeggiate da Pepe, e un conciliabolo con Gervasoni e Rizzoli.

Una decisione clamorosa, che fa esplodere la rabbia catanese, in campo e sugli spalti. La partita si innervosisce, Gervasoni cerca di domarla a suon di cartellini (distribuiti con criterio discutibile), ma ci ricasca, ancora in coppia con Maggiani, nella ripresa, quando la Juventus sblocca l’incontro con una rete di Vidal, scaturita da un tiro di Bendtner respinto da Andujar: il danese, sull’assist di Vucinic, è in offside, ma il guardalinee – ancora una volta – sbaglia e non se ne avvede. Errore meno plateale del precedente, ma altrettanto decisivo. E’ la rete che risolve l’incontro, chiuso poi definitivamente dall’ingenua espulsione di Marchese, che già ammonito commette un fallo di mano tanto vistoso quanto inutile rimediando il secondo giallo.

L’attesa trasferta della capolista a Catania, campo tradizionalmente difficile, viene così macchiata dalle nefandezze arbitrali che alterano l’andamento della sfida finendo col rovinarla e col fare infuriare i rossazzurri, nuovamente penalizzati da marcate sviste dei direttori di gara dopo il rigore non concesso domenica scorsa a San Siro contro l’Inter.

Peccato perché i presupposti per godersi novanta minuti di calcio piacevole c’erano tutti. Ridisegnato da Maran con l’innesto del debuttante Rolin e il cambio di modulo con conseguente passaggio alla difesa a tre, il Catania prova a giocarsela con coraggio al cospetto di un avversario in serie positiva da 47 giornate. La Juventus cerca di mantenere il possesso palla e l’iniziativa affidandosi ai suoi centrocampisti più ispirati: Vidal, tornato ai livelli migliori dopo un periodo di scarsa brillantezza, e Pogba, confermatosi qualcosa più che un cambio.

Sino al gol della discordia, quello annullato a Bergessio, le emozioni sono poche. Poi, sull’onda emotiva di un confronto accesosi per forza di cose, arrivano un paio di palle gol per la Juventus: Legrottaglie salva in scivolata su Vucinic, Bonucci mette a lato di testa sul corner seguente, Andujar si oppone a un colpo di testa ravvicinato dello stesso Vucinic.

Il banco salta nel giro di sette minuti della ripresa, quando Vidal sblocca la gara e Marchese, pochi istanti più tardi, si vede sventolare il cartellino rosso. In dieci, il Catania lotta con generosità tentando di mettere pressione agli avversari, ma i bianconeri reggono bene in difesa e sfiorano il raddoppio con il solito Vidal (slalom concluso da un sinistro sul fondo), Pogba (colpo di testa deviato in angolo da Andujar), il nuovo entrato Giovinco (altro intervento del reattivo Andujar) e ancora Vidal (il portiere argentino dice no anche questa volta).

La Juventus consolida il primato portando a casa tre punti e allungando la striscia positiva a 48 partite. Al Catania restano tanta delusione e il sostegno del pubblico, che applaude i rossazzurri e congeda la capolista con cori carichi di rabbia (“Ladri! Ladri!”).

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