Si è proclamato estraneo alle accuse Salvatore Madonia davanti ai magistrati nisseni che lo hanno interrogato nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di Via D’Amelio, che il 19 luglio del 1992, provocò la morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta.
Il boss palermitano, accusato di essere uno dei mandanti della strage e destinatario ieri, assieme a altri tre indagati, di un ordine di custodia cautelare per strage aggravata con finalità terroristiche, è stato sentito nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila dal Gip Alessandra Bonaventura Giunta e dai sostituti della Dda della procura di Caltanissetta, Nicolò Marino e Stefano Luciani. Nella stessa struttura è stato interrogato anche Vittorio Tutino, indagato per avere rubato la Fiat 126 che è stata imbottita di tritolo e fatta esplodere in via D’Amelio, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Gli interrogatori continueranno domani a Palermo, dove saranno sentiti Salvatore Vitale, accusato di essere uno degli autori materiali dell’attentato, e l’ex pentito Calogero Pulci, indagato per calunnia.
Secondo l’accusa, Cosa nostra avrebbe deciso di eliminare il giudice Paolo Borsellino perchè ritenuto un ostacolo alla ‘trattativà tra la mafia e le Istituzioni. La nuova inchiesta, nata dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, è coordinata dal procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, dagli aggiunti Amedeo Bertone e Domenico Gozzo, e dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia Nicolò Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani.
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