ZAMBUTO:” O buttare la spugna e dichiarare la bancarotta o amministrare INSIEME la Città “

Sindaco, Giunta, Consiglio comunale, rappresentanti dei quartieri, del volontariato, dell’associazionismo, delle forze politiche, dei datori di lavoro e dei sindacati, parlando il linguaggio della chiarezza, debbono insieme governare questa crisi senza precedenti.

In 150 anni di storia unitaria non avevamo avuto mai tante difficoltà, tasse, riduzioni e mancanza di lavoro e di sviluppo.

La Città mi ha voluto sindaco con amplissimo consenso, caricandomi di nuove ed  enormi responsabilità.

Gli sforzi compiuti

Gli agrigentini hanno apprezzato il mio sforzo compiuto nei cinque anni precedenti per ridare credibilità al Comune, per risanare il suo bilancio e per risolvere in modo definitivo le criticità ataviche della nostra terra:

–       attuazione del piano regolatore generale

–       rifacimento della rete idrica

–       soluzione della depurazione per allacciare tutte le zone della città alla rete fognante e per avere un mare balneabile e pulito

–       sistemazione della viabilità cittadina, cura del verde pubblico e degli impianti sportivi

–       abolizione, unico comune capoluogo in Italia, di tutte le auto di rappresentanza.

Crisi finanziaria e crisi politica

Oggi però la situazione complessiva sul piano economico-finanziario ed occupazionale e su quello politico si è enormemente aggravata e rischia di vanificare tutti gli sforzi che abbiamo fatto nei cinque anni precedenti volti a ridurre il debito comunale.

Alla crisi economico-finanziaria si aggiunge la crisi della Regione e l’instabilità romana con l’anomalo governo dei tecnici.

Roma e Palermo continuano a tagliare

Roma e Palermo ogni giorno preannunciano tagli unitamente a nuovi tributi e tasse.

Basti pensare che lo Stato nel 2011 ha ridotto i trasferimenti di 2 milioni e 529 mila euro e nel 2012 di oltre 4 milioni di euro per un totale quindi di oltre 6 milioni e 529 mila euro.

Ed impone, con la cosiddetta spending review, di iscrivere nel bilancio per il corrente anno una spesa pari ad un milione e 500 mila euro come accantonamento per la svalutazione dei crediti.

Mentre la Regione ha tagliato 558.559 euro nel 2011 e altri 500 mila euro nel 2012 per un importo complessivo perciò di oltre un milione di euro.

Ed ancora: nel bilancio 2012 non si possono prevedere 770 mila euro per il conguaglio delle spese di giustizia (recentemente negate dal Ministero), 550 mila euro di trasferimenti per il pagamento delle rette di ricovero dei minori relativi agli anni pregressi, 650 mila euro riguardanti i lavoratori socialmente utili e 310 mila euro quale contributo dello Stato per compensare le minori entrate relative all’ICI degli anni 2008 e 2009, per  totale quindi di 2 milioni e 280 mila euro.

Sono inoltre da prevedere pagamenti per circa 10 milioni di euro, relativi prevalentemente al consumo dell’energia elettrica ed a debiti fuori bilancio conseguenti all’emissione di sentenze in tema di espropriazioni operate nei decenni scorsi.

 

I comuni sono ormai senza un’euro

Siamo senza soldi – cosa comune a tutta la comunità nazionale – ma in Sicilia siamo anche senza poteri: la Regione sulla questione degli ATO relativi alla gestione del servizio idrico e di quello dei rifiuti, carrozzoni inefficienti, clientelari e mangiasoldi, si è incartata. Abbiamo sempre chiesto alla Regione di non spogliarci delle nostre secolari competenze al riguardo, ma di pensare agli ambiti ottimali non come società autonome, ma in termini di liberi consorzi di comuni.

 

Il fallimento degli ATO

Non è concepibile che comuni con storie totalmente diverse, come per esempio Agrigento, Cammarata o San Giovanni Gemini, per la Regione, come costretti da una specie di camicia di forza, debbono stare insieme a governare i loro rifiuti.

A fronte del fallimento degli ATO, certificato dalla Regione, invece di ridare le competenze ai comuni, si inventano altre complicatissime società d’ambito che saranno nuovi carrozzoni fallimentari.

 

 

Un’ulteriore politica di rigore

Ed allora bisogna compiere delle scelte con il consenso ed il concorso di tutta la città. Insieme dovremo:

–     valutare gli ulteriori tagli da fare

–     ridurre ancora le spese della politica, del funzionamento dell’ente e dei corpi elettivi (su questo fronte anche personalmente siamo pronti a compiere altri sacrifici!) precisando che dal 2007 ad oggi il Comune, a seguito delle riduzioni operate sulle indennità del Sindaco e degli Assessori, ha risparmiato quasi 660 mila euro e che la mia attuale indennità mensile lorda è di circa 4 mila e 500 euro, ridotta del 20% rispetto alle previsioni di legge che possono essere anche aumentate

–     diminuire ancora le spese correnti: telefoni, luce, gasolio, auto, cancelleria, etc.

–     utilizzare meglio il patrimonio immobiliare comunale, con la vendita dei beni di rilevante valore economico e la cessione in uso gratuito a privati di altri beni per fini produttivi

–     valutare con saggezza la nuova IMU, la tassa di soggiorno e tutti i tributi e le tasse di nostra competenza.

 

Per  lo sviluppo della città abbiamo ottenuto, dopo che da Roma, a seguito di anni di lotte, non siamo riusciti ad avere nulla, 26 milioni di euro dalla Regione per la nuova rete idrica cittadina, mentre per il sistema depurativo della città il CIPE ha destinato 33 milioni di euro, dopo che siamo riusciti a sbloccare la trentennale vicenda della depurazione.

Sono i due finanziamenti fondamentali per avere l’acqua corrente nelle nostre case ed il mare di San Leone non solo balneabile, ma, a seguito della soluzione del sistema depurativo, anche cristallino e limpido.

Lottare ancora per aprire i cantieri

Su questi fronti dobbiamo ora riuscire a superare le procedure complicatissime e spesso indecifrabili per cui non si riescono ancora a spendere i soldi.

A proposito della rete idrica attendiamo che si muova la società di gestione che non più attenuanti né può accampare scuse.

Sul tema della depurazione aspettiamo che il Dipartimento regionale delle acque e dei rifiuti stabilisca, in maniera chiara, definita ed immediata, le modalità ed i che l’ente gestore deve rispettare.

 

La Città può ripartire

Oggi però abbiamo messo dei punti fermi: si è definita la vicenda del depuratore del Villaggio Peruzzo, sono cominciati ad arrivare i primi finanziamenti per il centro storico (progetto “Terravecchia”, area “Ravanusella”); abbiamo dovuto puntare i piedi perché la Regione aveva messo in atto una procedura per scippare i 20 milioni di euro già destinati per la Cattedrale, il centro storico e tutta la collina; abbiamo assicurato un ruolo ai privati per lo sviluppo della Città e con il Distretto turistico abbiamo oggi la possibilità di programmare gli eventi.

Nel prossimo settembre si avvieranno poi i lavori per circa 6 milioni di euro relativi al rifacimento del manto stradale di numerose arterie cittadine del centro, delle periferie e delle frazioni.

Cambiare il Comune

Questa fase drammatica della vita cittadina non può essere affrontata con vecchi canoni e vecchie litanie: occorre la partecipazione di tutti, di tutti i quartieri (Villaseta, Monserrato, Montaperto, Giardina, Villaggio Mosè, Cannatello, Villaggio Peruzzo, centro storico, campo sportivo), della società civile, delle associazioni, di tutti i cittadini.

Ogni scelta deve essere condivisa e ragionata.

 

Cambiare la Regione

Occorre poi compiere un grande sforzo perché la Regione cambi marcia, si rifondi, si riorganizzi: di questa autonomia zoppa ed insignificante, i siciliani non sanno che farsene; di una classe dirigente che sta portando l’Isola al fallimento, i siciliani ne vogliono fare volentieri a meno.

Bisogna far rinascere uno spirito nuovo, formulare una proposta nuova, una politica vera e più aperta alle esigenze dei siciliani; occorre abbattere le caste e levare alto il vero interesse dei siciliani.

 

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