Bancarotte fraudolente gruppo Pelonero, la Cassazione:”Imprenditore non andava arrestato”

Non andava arrestato l’imprenditore canicattinese Diego Sferrazza, 51 anni, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Malebranche” della procura di Agrigento e della guardia di finanza, sul gruppo Pelonero e presunte bancarotte fraudolente, per un ammontare di oltre 5 milioni di euro. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei pubblici ministeri Alessandra Russo e Paola Vetro che, dopo l’annullamento dell’ordinanza di arresto da parte del Tribunale del Riesame di Palermo, chiedevano di ripristinare gli arresti domiciliari.

Il Tribunale del Riesame di Palermo, accogliendo le richieste dei difensori, aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta “Malebranche” sul gruppo Pelonero e presunte bancarotte fraudolente, per un ammontare di oltre 5 milioni di euro, ed ha disposto l’immediata scarcerazione dei nove componenti della famiglia Sferrazza, e della commercialista agrigentina, tutti finiti ai domiciliari. Erano tornati liberi Gaetano Sferrazza 78 anni, Gioacchino Sferrazza 54 anni, Maria Teresa Cani 54 anni, Gaetano Sferrazza 30 anni, Fabiana Sferrazza 26 anni, Diego Sferrazza 51 anni, Giovanna La Licata 51 anni, Gaetano Sferrazza 28 anni, Clelia Sferrazza 23 anni, Graziella Falzone 53 anni.

I componenti della famiglia Sferrazza sono noti per essere imprenditori, attraverso il gruppo “Pelonero”, con diversi punti vendita e negozi di articoli per la casa, giocattoli, scarpe, e prodotti natalizi, tra il Villaggio Mosè, San Giusippuzzu, e Favara. L’operazione “Malabranche” perché, secondo l’accusa, la famiglia Sferrazza avrebbe creato delle società, e dopo aver comprato diverse centinaia di migliaia di euro di merce, non avrebbe pagato i fornitori, dichiarando fallimento , non prima di averle svuotate di tutto.

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