“Dell’Utri mediatore tra Berlusconi e la mafia”

Il senatore Marcello Dell’Utri è stato il “mediatore” dell’accordo protettivo per il quale Berlusconi pagò alla mafia “cospicue somme” per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell’Utri.

Spiegano i supremi giudici – nella sentenza 15727 di 146 pagine – che in maniera “corretta”sono state valutate, dai giudici della Corte d’Appello di Palermo, le “convergenti dichiarazioni” di più collaboratori sul tema “dell’assunzione, per il tramite di Dell’Utri, di Mangano ad Arcore, come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra”. Provata anche la “non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore della mafia”.

L’INCONTRO CON I BOSS. Secondo la Cassazione non ci sono dubbi che nel 1974, in uno degli uffici di Berlusconi, l’ex premier allora solo imprenditore non ancora sceso in politica, abbia avuto – insieme con Dell’Utri – un incontro con i boss mafiosi Di Carlo, Bontade, Teresi. Nella riunione fu presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” sulla protezione ad Arcore.

La Cassazione rileva che su questo vertice le dichiarazioni del pentito Di Carlo hanno avuto riscontro, anche grazie a un altro collaboratore, Galliano, la cui deposizione “è stata sottoposta ad attenta analisi”. Le prove dell’incontro diretto tra Berlusconi e i boss erano state messe fortemente in dubbio da Francesco iacoviello, il sostituto procuratore generale dell’udienza in Cassazione su Dell’Utri.

LO STALLIERE DI ARCORE. Per quanto riguarda l’assunzione del mafioso “stalliere” Mangano alla villa di Arcore, ad avviso della Suprema corte il dato di fatto “indipendentemente dalle ricostruzioni dei cosiddetti pentiti, è stato congruamente delineato dai giudici di merito come indicativo, senza possibilità di valide alternative, di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.

BERLUSCONI VITTIMA DELL’ACCORDO. In “posizione di vittima”, l’ex premier – sottolinea la Cassazione – pagò “cospicue somme” in favore di Cosa nostra in cambio “dell’accordo protettivo” contro il rischio di sequestri ai suoi danni e dei suoi familiari.

La Cassazione, nel confermare gli addebiti di concorso esterno in associazione a delinquere, a carico di Marcello Dell’Utri per i fatti contestatigli fino al 1978 (quando ancora non era stata introdotta nel codice l’aggravante mafiosa) afferma che non è importante la circostanza che le somme pagate da Berlusconi non siano state indicate con precisione in quanto il pentito Di Carlo le quantifica in 100 milioni di lire, mentre il pentito Galliano parla di un regalo di 50 milioni fatto dall’imprenditore, e il pentito Cucuzza parla di versamenti di 50 milioni l’anno.

Quel che è “rimasto invariato e ripetuto” sottolinea la Cassazione è “il tema della ricerca e del raggiungimento di un accordo tra Berlusconi e Cosa nostra per il tramite di Cinà e di Dell’Utri”. Accordo – prosegue la Cassazione – “volto a realizzare una proficua e reciproca collaborazione di intenti”.

IL CONCORSO ESTERNO TRA IL ’77 E L’82. Deve essere provato il concorso esterno di Marcello Dell’Utri, a favore di Cosa nostra, per gli anni che vanno dal 1977 al 1982, periodo durante il quale Dell’Utri – scrive la Cassazione nelle motivazione della sentenza 15727 – non lavorò più per Berlusconi ma venne assunto “alle dipendenze di imprenditore diverso e autonomo, il Rapisarda”.  Spiega la Cassazione che per il periodo 1977-1982, nel verdetto della Corte d’appello, c’è “un totale vuoto argomentativo per quanto concerne la possibile incidenza di tale allontanamento sulla permanenza del reato già commesso”. È questo il motivo fondamentale in base al quale la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta a Dell’Utri in appello.

LA PRESCRIZIONE SI ALLONTANA
. L’appello bis del processo per concorso esterno che la Corte d’Appello di Palermo dovrà rifare nei confronti di Dell’Utri, potrebbe non cadere in prescrizione, dice la Cassazione nelle motivazioni della sentenza. Secondo la Suprema corte, infatti, si potrebbe applicare “il regime della prescrizione antecedente alla riforma del 2005 che valorizza il reato continuato”. Così i termini della prescrizione cambierebbero “in pejus” per Dell’Utri e la prescrizione non cadrebbe nel 2014.

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