INCHIESTA TERRA MIA – Gli agrigentini Sodano confessano

La loro confessione è piena. Gli agrigentini Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica “Soambiente”, confermano di avere pagato tangenti a Gianfranco Cannova. Non combaciano le cifre, però. Il funzionario dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente ha ammesso di avere ricevuto da loro dieci mila euro. Che, secondo i Sodano, sarebbero molti di più. 

Fra i Sodano e Cannova i rapporti non sono sempre stati sereni. Anzi, gli imprenditori lo avevano aspramente criticato proprio per le sue eccessive pretese di denaro. Come emergerebbe dalle intercettazioni dei poliziotti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile di Palermo, diretta da Silvia Como: “Ce lo siamo tolti di bocca, come in quel porco di Cannova… centomila euro se ne sono andati. Tra quel lato e da questo lato”. E non sarebbero le uniche cifre pagate e citate nelle intercettazioni.

La confessione di Cannova, al momento, non convince del tutto i pubblici ministeri Alessandro Picchi, Daniela Varone e Alessandro Clemente. I pm sono convinti che il funzionario “infedele” sia a conoscenza di nuovi episodi di corruzione al di là di quelli finora emersi dalle indagini. Cannova, invece, fa solo un solo riferimento specifico ad un collega che avrebbe intascato soldi. Dice di averlo saputo, però, da voci di corridoio. Si tratterebbe, però, di pratiche che non hanno a che fare con i rifiuti.

Per il resto, Cannova parla, in generale, del sistema di favori che vigeva in assessorato. Un sistema che tutti conoscevano bene, ad ogni livello della macchina burocratica. È come se Cannova volesse puntare in alto con le sue dichiarazioni. Troppo vaghe, però, almeno per il momento.

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