La famiglia di Alberto Re: «Sui social condanne senza nemmeno il capo di imputazione»

«Alberto Re era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita».

Inizia così la lettera della famiglia di Alberto Re, l’imprenditore di settantotto anni che mercoledì (22 novembre) aveva tentato il suicidio ad Agrigento, e poi deceduto ieri all’ospedale San Giovanni Di Dio, dove era giunto in condizioni disperate. La procura ha aperto un’inchiesta per fare luce su quanto accaduto.

«Noi ci teniamo – scrivono i familiari nel messaggio -, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno».

Re era uno degli organizzatori della 43ª edizione del Paladino d’oro Sportfilmfestival, la settimana del cinema sportivo approdata per la prima volta nella Città dei Templi, dopo 42 edizioni a Palermo. Nelle ultime settimane il festival era stato coinvolto in alcune polemiche relative ai costi dell’iniziativa e alla scarsa affluenza di pubblico agli eventi in programma.

«L’insano gesto è avvenuto in solitudine, nessuno della famiglia era presente, così come erroneamente riportato. Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile».

Nella lettera della famiglia si fa ancora riferimento alle critiche delle ultime settimane: «Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione».

Infine un appello: «Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza. Facciamo nostre le parole del prefetto Romano, che ringraziamo per la sua grande lezione: “È cruciale evitare il ripetersi di simili vicende, la critica politica e giornalistica legittima ha superato i confini dell’umanità. Tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori”».

I funerali di Alberto Re si terranno sabato (25 novembre) alle 11 nella Chiesa di Santa Lucia, in via Empedocle, ad Agrigento.

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