SICILIA – Allarme tritolo per il pm Di Matteo, Alfano convoca riunione a Viminale

Si svolgerà tra poco al Viminale una riunione – presieduta dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano – del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicata alla vicenda delle minacce ricevute dai magistrati siciliani.

IL VERTICE – All’incontro, oltre al ministro dell’Interno, partecipano il prefetto di Palermo, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il procuratore di Palermo Leonardo Agueci e quello di Caltanissetta Sergio Lari, insieme ai vertici nazionali delle forze dell’ordine. Presente anche il pm Nino Di Matteo bersaglio di minacce e intimidazioni. Di Matteo non partecipa alla rogatoria in Sudafrica fissata per interrogare l’ex numero due del Sid Gianadelio Maletti che sarà sentito dagli altri componenti del pool trattativa. I magistrati Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene sono in viaggio per Johannesbourg. Non è ancora chiaro se Di Matteo abbia dato forfait per motivi di sicurezza.

LE RIVELAZIONI DEL PENTITO – Il vertice al Viminale è stato convocato dopo le rivelazione dell’aspirate pentito Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta che ha parlato di un progetto di attentato a Di Matteo, pianificato da personaggi esterni a Cosa nostra, e dell’arrivo di un carico di esplosivo in città. Galatolo avrebbe anche detto che non è la prima volta che mandanti esterni fanno eseguire alla mafia i loro progetti di morte e avrebbe espresso il timore di finire «stritolato» nel caso in cui l’attentato fosse stato commesso. Secondo indiscrezioni il pentito non avrebbe chiarito chi sarebbero i mandanti, ma avrebbe dato indicazioni sugli intermediari usati per contattare cosa nostra. Nei giorni scorsi gli investigatori hanno cercato l’esplosivo, ma le perquisizioni non hanno dato risultati. Di tutto questo si discuterà nel corso dell’incontro in cui si farà anche il punto sulle misure di sicurezza adottate per tutelare Di Matteo.

Tanti i favoreggiatori presi che hanno cercato di rendere più semplice la vita del latitante e complicare l’attività di indagine degli investigatori. Un elettrauto che controllava se nelle auto dei boss ci fossero microspie. Un dipendente della Motorizzazione civile di Trapani che verificava le targhe sospette.

Ad aprire qualche scenario e qualche pista investigativa c’è stato un’insospettabile comparsa della soap opera della Rai “Agrodolce”, girata in Sicilia: Salvatore Lo Piparo, che sarebbe affiliato al clan di Bagheria, da sempre vicino a Messina Denaro. “Vi potrà sembrare strano – ha raccontato qualche settimana fa, quando ha deciso di collaborare con la giustizia dopo l’ultimo arresto – ma io ho fatto proprio la parte di un poliziotto in Agrodolce, andate a vedere. E fui incaricato di andare a procurare delle pettorine con su scritto polizia, servivano per la rapina al corriere”. Il nipote di Matteo Messina Denaro Girolamo Bellomo detto Luca poteva contare anche su un gruppo di picchiatori. Uomini fidati che mettevano in riga quanti non ubbidivano agli ordini del capo. Il giovane uomo di affari, secondo l’accusa,  si era anche presentato agli imprenditori che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, “A29”, e aveva imposto le sue ditte per le forniture e i lavori.

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