Alla “Posta Vecchia” di Agrigento “ Vulannu Vulannu” con Aristotele Cuffaro

Teatro. Alla “Posta Vecchia” di agrigento “ Vulannu Vulannu” con Aristotele Cuffaro, di Giovanni Volpe

Sabato 2 dicembre alle ore 21.00 e domenica 3 dicembre alle ore 18.00  La compagnia teatrale” Nino Martoglio” propone al “teatro della posta vecchia” lo spettacolo “ VULANNU VULANNU – patri , figliu e d’unni pigliu” con Aristotele Cuffarp , scritto e diretto da Giovanni Volpe.

Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare i numeri 0922-26737 e 368-3175996

NOTA di REGIA

Non penso si possa parlare di cabaret in lingua sicula, anche perché dietro queste formule si sono racchiuse negli ultimi anni delle operazioni veramente discutibili e comunque sia di sapore esclusivamente televisivo, VULANNU VULANNU Patri figliu e d’unni pigliurientra invece nella più semplice e schietta tradizione dell’umorismo in lingua siciliana e nella più ampia e consolidata categoria dell’one man show. Se c’è un riferimento al quale mi sono ispirato nello scrivere i personaggi questo è di certo da ricondurre a quelle inquietanti gallerie di varia deteriorata umanità disegnata nei film ad episodiI MOSTRI e I NUOVI MOSTRI da registi e sceneggiatori quali Dino RisiEttore ScolaMario MonicelliFurio ScarpelliElio Petri. Personaggi mostruosi senza un minimo senso del sociale ed usi a considerare gli altri solo come strumenti per la loro realizzazione o come sfogo alle loro frustrazioni. Ne conosciamo tanti…

VULANNU VULANNUPatri figliu e d’unni pigliuè uno spettacolo ad episodicon dentro anche un sentito omaggio a Totò e a Franco Franchi.Un solo attore indossadiverse maschere in un susseguirsi di contesti che toccano varie tipologie di personaggi “mostri” e di problematiche legate a questo tempo. Una forma di satira e, perché no, di denuncia, che nasce dalla rilettura per contrasto e in chiave umoristica di problematiche anche serie del nostro tempo. La paura di vivere e sognare; la povertà incombente e lo sfruttamento della divinità a fini commerciali, il razzismo e la non accettazione del diverso, l’ipocrisia e la convenzione sociale, sono gli ambiti nei quali Aristotele Cuffarodà prova di abile trasformismo e sempre più consolidate capacitàda puro e poliedrico attore dialettale. Solo nel quadro dedicato alla nota piaga siciliana che ci contraddistingue in tutto il mondo, che non è il traffico, il tono assume accenti di amarissima verità. La linguapoi è un’esaltazione tonale del dialetto parlato nell’entroterra agrigentino che ben si presta alle montagne russe a cui l’azione e il trasformismo dello spettacolo – e del suo istrione- danno vita.

Giovanni Volpe

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