LAMPEDUSA – Il deputato Chaouki: “Resto finché non liberano tutti” [VIDEO]

Nel centro di accoglienza di Lampedusa continua la protesta del deputato del Pd Khalid Chaouki, che dalle 10 di ieri mattina si è barricato nel centro di prima accoglienza di Lampedusa.”Non è più rinviabile il trasferimento degli oltre 200 ospiti dal Centro di prima accoglienza di Lampedusa a strutture più adeguate, e spero che  dal governo arrivino segnali concreti. Io non mi muoverò da qui fino a quando il Cpa non torna al ruolo che gli è assegnato dai trattati internazionali: un centro di transito, dove la permanenza non può superare le 96 ore”. 

“Stanotte – dice – ho dormito molto poco: una donna ha avuto un attacco di panico ed è stata soccorsa da un medico. Qui vivono persone che hanno subito gravi traumi e ricordo che ci sono ancora 7 migranti sopravvissuti al naufragio dello scorso 3 ottobre”.

“Durante la notte – aggiunge il parlamentare – i miei compagni di stanza mi hanno raccontato le loro drammatiche esperienze per giungere in Italia. Ho provato a rassicurarli, dicendo loro che l’Italia li sostiene e questo Paese troverà una soluzione. Uno dei sopravvissuti al naufragio – dice Chaouki – soffre di una grave depressione ed è assistito da una psicologa. Si teme che possa tentare il suicidio e le condizioni in cui vive qui non sono certo d’aiuto. Bisogna fare presto”.

“Resterò qui con loro fino a quando il governo non assumerà provvedimenti concreti. Il mio partito è in prima fila”. Chaouki racconta cosa succede e al governo chiede “fatti concreti”. “Qui c’è grande tensione: le persone vivono in uno stato di desolazione, non capiscono il motivo per il quale sono ancora rinchiusi qui”. E sulle immagini della disinfestazione aggiunge: “Tutti i profughi mi hanno garantito che da parte degli operatori c’è stata massima disponibilità. Quanto accaduto è grave, vanno accertate le responsabilità, ma credo sia ingiusto cancellare tutto il bene che operatori, volontari e forze dell’ordine stanno facendo”.

Al governo, Chaouki chiede “la liberazione dei profughi e il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie, la struttura è necessaria. Ma i Cie, centri per l’identificazione come quello di Ponte Galeria a Roma, vanno superati”. Quanto allo sciopero della fame iniziato da Angela Maraventano (Lega) per la chiusura del Cie aggiunge: “Invece di lanciarsi nella propaganda sarebbe corretto avere un poì di umiltà e ascoltare le storie dei profughi. Nelle campagne di Salvini c’è la tendenza ad alimentare un clima di xenofobia, di razzismo e di paura dell’immigrato che trovo inaccettabile”.

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