MAFIA – Nuovo ergastolo per Toto’ Riina

Ergastolo e un anno di isolamento diurno. È questa la condanna inflitta oggi a Totò Riina dalla I corte d’Assise di Milano presieduta dal giudice Anna Introini. Il Capo dei capi di Cosa nostra era imputato per l’omicidio di Alfio Trovato, ammazzato in via Palmanova nel maggio del ’92 a Milano.

La corte ha accolto la richiesta del pm della Dda di Milano Marcello Musso. Con Riina è stato condannato all’ergastolo con 6 mesi di isolamento diurno anche Carmelo Tasca, pure lui accusato dell’omicidio di Alfio Trovato, ammazzato, secondo la ricostruzione del pm su ordine di Totò Riina.

Ergastolo e un anno di isolamento diurno. È questa la condanna inflitta oggi a Totò Riina dalla I corte d’Assise di Milano presieduta dal giudice Anna Introini. Il Capo dei capi di Cosa nostra era imputato per l’omicidio di Alfio Trovato, ammazzato in via Palmanova nel maggio del ’92 a Milano.

La corte ha accolto la richiesta del pm della Dda di Milano Marcello Musso. Con Riina è stato condannato all’ergastolo con 6 mesi di isolamento diurno anche Carmelo Tasca, pure lui accusato dell’omicidio di Alfio Trovato, ammazzato, secondo la ricostruzione del pm su ordine di Totò Riina.

A far partire le indagini che hanno portato Riina a processo davanti alla prima corte d’Assise di Milano sono state le dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca, ascoltato nel processo lo scorso 4 ottobre. Sentito come teste Brusca (già condannato in abbreviato a 10 anni e 4 mesi per l’omicidio di Trovato) aveva detto di voler “confermare tutto” ciò che raccontò al pm il 15 settembre del 2006, facendo scattare le indagini degli inquirenti su tutta una serie di omicidi di mafia che si sono succeduti nel capoluogo lombardo tra l’87 e il ’92.

Periodo in cui i vertici di Cosa Nostra decisero, stando alle indagini, di eliminare alcuni esponenti mafiosi che stavano creando problemi a Milano. Brusca, ricostruendo i fatti che hanno portato all’omicidio di Trovato, ha ribadito che il mandante era quello che lui stesso ha definito in aula il Capo dei capi e il numero uno di Cosa Nostra. Sentito come teste Brusca (già condannato in abbreviato a 10 anni e 4 mesi per l’omicidio di Trovato) aveva detto di voler “confermare tutto” ciò che raccontò al pm il 15 settembre del 2006, facendo scattare le indagini degli inquirenti su tutta una serie di omicidi di mafia che si sono succeduti nel capoluogo lombardo tra l’87 e il ’92.

Periodo in cui i vertici di Cosa Nostra decisero, stando alle indagini, di eliminare alcuni esponenti mafiosi che stavano creando problemi a Milano. Brusca, ricostruendo i fatti che hanno portato all’omicidio di Trovato, ha ribadito che il mandante era quello che lui stesso ha definito in aula il Capo dei capi e il numero uno di Cosa Nostra.

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