MAFIA – Operazione contro clan Messina Denaro:16 arresti[VIDEO1][VIDEO2][FOTO]

Il clan Messina Denaro perde un altro pezzo. Stavolta in carcere finisce Girolamo Bellomo, 37 anni, detto Luca, nipote acquisito del numero uno dei ricercati. È il marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa e figlia di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano. Sedici gli arresti dei carabinieri dei Ros. Tanti i favoreggiatori presi che hanno cercato di rendere più semplice la vita del latitante e complicare l’attività di indagine degli investigatori. Un elettrauto che controllava se nelle auto dei boss ci fossero microspie. Un dipendente della Motorizzazione civile di Trapani che verificava le targhe sospette. Ad aprire qualche scenario e qualche pista investigativa c’è stato l’insospettabile comparsa della soap opera della Rai “Agrodolce”, girata in Sicilia: Salvatore Lo Piparo, che sarebbe affiliato al clan di Bagheria, da sempre vicino a Messina Denaro. “Vi potrà sembrare strano – ha raccontato qualche settimana fa, quando ha deciso di collaborare con la giustizia dopo l’ultimo arresto – ma io ho fatto proprio la parte di un poliziotto in Agrodolce, andate a vedere. E fui incaricato di andare a procurare delle pettorine con su scritto polizia, servivano per la rapina al corriere”.

GIROLAMO BELLOMO - nipote di Matteo Messina Denaro arrestato

Il nipote di Matteo Messina Denaro Girolamo Bellomo detto Luca poteva contare anche su un gruppo di picchiatori. Uomini fidati che mettevano in riga quanti non ubbidivano agli ordini del capo. Il giovane uomo di affari, secondo l’accusa,  si era anche presentato agli imprenditori che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, “A29”, e aveva imposto le sue ditte per le forniture e i lavori. Agosto 2013. A casa di un pluripregiudicato di Castelvetrano, Giuseppe Fontana, furono rubati gioielli. E partì la caccia all’autore del furto perché, come svelerebbero le intercettazioni, parte della refurtiva apparteneva alla famiglia di Matteo Messina Denaro. Alla fine le “indagini” di Cosa nostra si concentrarono su un altro pregiudicato che fu sequestrato sotto gli occhi della compagna e della figlia, rinchiuso in un casolare e massacrato a botte. Lo abbandonarono per strada in fin di vita. Un pestaggio brutale autorizzato, secondo gli inquirenti, da Girolamo Bellomo Bellomo avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca. Quando nel dicembre 2013 per entrambi scattarono le manette, Bellomo si sarebbe sobbarcato il peso del lavoro sporco. Un lavoro sporco che ha consentito e consente a Matteo Messina Denaro di restare latitante, potendo contare su una fitta rete di protezione. Anche in questa operazione ci sono i segni della presenza del padrino trapanese sul territorio. Segni impalpabili rappresentati da pizzini e conversazioni via Skype. Tra gli arrestati a Castelvetrano Giuseppe Fontana, il consigliere Lillo Giambalvo, 41 anni. Nel 2012 mancò l’elezione per pochissimi voti, in Consiglio comunale entrò a luglio scorso perché primo dei non eletti, subentrato ad altro consigliere chiamato alla carica assessoriale. candidato con la lista di Futuro e Libertà una volta in aula ha aderito ad Articolo 4 formazione politica del deputato regionale Paolo Ruggirello.     Ancora a Castelvetrano sono stati arrestati i fratelli Cacioppo, Leo e Saro, Fabrizio Messina Denaro (detto Elio), nessuna parentela col latitante, Vito Tummarello, Luciano Pasini e Valerio Tranchida.

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