Messina Denaro, presi tre insospettabili: un architetto, un radiologo e un telefonista

Per 10 anni avrebbe prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro anche per comprare un’auto e una moto. E’ un insospettabile architetto, Massimo Gentile, responsabile del servizio lavori pubblici del Comune di Limbiate (provincia di Monza e Brianza) il professionista finito in manette con altre due persone nel blitz dei Ros dei carabinieri. L’uomo dal 2007 al 2017 Gentile avrebbe offerto “copertura” al boss allora latitante permettendogli di “vivere come un cittadino qualunque nel suo territorio”. Gli altri due “insospettabili” sono Cosimo Leone, tecnico radiologo in servizio all’ospedale di Mazara del Vallo e Leonardo Salvatore Gulotta. Sarebbe stato il primo ad eseguire gli esami diagnostici quando il boss scoprì di avere un tumore nel 2020, Gulotta invece avrebbe messo a disposizione del boss un cellulare “pulito” all’imprendibile boss stragista. Secondo le indagini dei carabinieri del Ros, coordinate dalla procura di Palermo e confermate dal Gip Alfredo Montalto, i tre “hanno fatto parte della peculiare ossatura mafiosa, riservata e affidabile” di cui Messina Denaro si è “avvalso direttamente” per mantenere il controllo del suo feudo, Campobello di Mazara. Qui ha vissuto indisturbato per 15 anni fino al 16 gennaio dell’anno scorso, il giorno del suo arresto. 

Ancora oggi, a distanza dì pochi mesi dalla morte di Matteo Messina Denaro, una totale omertà “avvolge come una nebbia fittissima tutto ciò che è esistito intorno alla sua figura, ai suoi contatti, ai suoi spostamenti ed alle relazioni che ha intrecciato nei lunghi anni di clandestinità”. E’ la dura accusa lanciata dalla Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia che indaga sulla rete di fiancheggiatori del boss. 

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