OPERAZIONE MOSAICO – Iniziati gli interrogatori

Tre dei quattro arrestati dell’operazione “Mosaico”, eseguita all’alba di martedì dalla squadra mobile, che avrebbe fatto luce sulla lunga scia di sangue con quattro omicidi e tre tentati omicidi sull’asse Favara-Belgio, si avvalgono della facoltà di non rispondere. Ieri mattina, davanti al gip Luisa Turco, delegata per gli interrogatori di garanzia dal tribunale di Palermo, sono comparsi Calogero Bellavia, 31 anni; Gerlando Russotto 31 anni; Carmelo Vardaro, 44 anni e Vincenzo Vitello, 64 anni; tutti di Favara.

Solo quest’ultimo, titolare del camping Le Dune di San Leone, difeso dagli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, ha risposto alle domande del giudice negando il suo coinvolgimento nella ricettazione dell’auto con cui, dopo l’agguato ai danni di Carmelo Nicotra, la vittima sarebbe stata trasportata.

Gli altri indagati (difesi dagli avvocati Salvatore Cusumano, Giuseppe Barba, Giuseppe Contato e Salvatore Virgone) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Antonio Bellavia, 48 anni; Calogero Ferraro, 42 anni e Carmelo Nicotra sono stati arrestati in Belgio e si attende l’estradizione.

Michelangelo Bellavia, 32 anni, di Favara, sfuggito all’arresto nell’inchiesta sulla faida nonostante il pentito Giuseppe Quaranta lo indichi come uno dei killer dell’agguato fallito ai danni di Carmelo Nicotra, è finito in carcere perchè durante la perquisizione, disposta inizialmente in stato di libertà, i poliziotti hanno trovato un vero e proprio arsenale: due pistole semiautomatiche, un revolver, un silenziatore e 13 mila euro in contanti con un “libro mastro”destinato a sviluppare ulteriori elementi investigativi. Armi e denaro erano occultati fra il garage e l’appartamento.

Le intercettazioni,invece, avviate, nella stanza degenza,di Carmelo Nicotra, vittima del tentato duplice omicidio di via Torino a Favara,e provava a sviare le indagini nei suoi confronti dalla Squadra Mobile, che s’è occupata delle indagini e di eseguire gli arresti del blitz “Mosaico” – rivelavano però un’altra verità, ossia che Nicotra – sostiene l’accusa – aveva riconosciuto i killer. Nell’intercettazione, Nicotra avrebbe inoltre manifestato il timore che il gruppo avverso potesse ricollegare la Fiat Panda rinvenuta all’interno del suo garage con quella utilizzata per attentare alla vita di Calogero Bellavia: “Con la Panda blu, quella sera, me ne sono andato a sparare a Calò Carnazza .. Ora lo scoprono!”.“



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